sabato 19 novembre 2016

Trump e l'intestino del mondo





Questo è l'ombelico del mondo” cantava Lorenzo Cherubini, indicando quella parte importante del centro del nostro corpo da dove abbiamo tratto alimento per vivere nella pancia prima di venire alla luce. Gli antichi greci lo chiamavano omphalos, indicando il santuario di Delfi, con la sua religiosità, come centro spirituale del mondo, il suo ombelico appunto.
Ma questo sembra essere diventato ora l'intestino del mondo. Si sente spesso parlare, soprattutto dopo l'elezione di Trump, di una vittoria alle presidenziali Usa dettata dal voto di pancia di gran parte degli elettori, che hanno accolto le promesse della campagna elettorale del “tycoon col ciuffo”, più con le parti basse che con la testa.
La metafora della pancia che vota e non ragiona, che rumina e digerisce qualsiasi concetto per poi tirar fuori il peggio di sé, è curiosa e ormai ricorrente nel giudicare i risultati politici degli ultimi anni, a cominciare dalle vittorie delle destre in Europa, fino ad arrivare, passando per i successi del partito di Grillo in Italia, alla vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti.

Sembra essere un vento questo, a proposito di pancia, che sta attraversando il mondo, dal nordcoreano Kim Jong-un, a Putin, da Marine Le Pen a Grillo (non credo assolutamente nella trasversalità del M5s), da tutti i movimenti ultranazionalisti che nel mondo sono sempre più numerosi, forti e agguerriti, fino ad arrivare a Trump, che ha già fatto dichiarazioni agghiaccianti, come quando definisce il riscaldamento globale “una bufala”, promettendo di recedere dall'accordo delle Nazioni Unite sul clima, o quando dice che nominerà giudici 'pro vita', con l'intento di rovesciare la sentenza della Corte suprema che riconosce il diritto all'aborto, e giudici 'pro secondo emendamento' (quello sul diritto all'autodifesa con le armi). Una vera sciagura.

Molti imputano la svolta a destra del mondo al fallimento delle sinistre, compresa quella di Obama, le cui promesse sono state, secondo gli elettori, in gran parte disattese. Sarà pure un paradigma condivisibile quello che afferma che la destra riempie il vuoto che i fallimenti della sinistra lasciano, ammesso che le due categorie esistano ancora in senso così manicheo, ma l'esame di coscienza non deve portare continuamente all'autoflagellazione, perché gli errori in politica si compiono, ma non per questo noi di sinistra dobbiamo portare sempre la croce e cantare. Now it's up to you, (e pure un po' to us) dear american cytizen.

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