mercoledì 30 novembre 2016

Insulti sui social alla Boldrini

Insulti sui social: ora basta, o i documenti per iscriversi o fuori.

(di Piero Montanari - Pubblicato su Globalis.it e ilquotidianodellazio.it)




La peggiore delle perversioni di facebook è che chiunque può dire ciò che pensa. Ma è la cosa per la quale questo famosissimo e diffusissimo social è nato – si potrebbe ribattere – mettere in contatto tutti con tutti e lasciare che ognuno esprima la propria opinione su ciò che più gli aggrada, il suo dissenso e il suo assenso, il suo “mi piace” o il suo “non mi piace”, il dito pollice su oppure verso, come gli imperatori e la plebe romana quando decidevano della vita o della morte di qualche disgraziato nelle arene.

Vivi o muori, ti amo o ti odio, e tutto questo per il bene della democrazia, parolona oggi sulla bocca anche dei nipotini di Hitler o dei cuginetti di Stalin, parola abusata del suo significato più alto e nobile, quello più depredato, il governo del popolo.

Ah, ma che bella la democrazia sui social, soprattutto quando viene espressa con parole tipo “troia, puttana, o frasi più articolate come: “Ti aprirei il cervello, la calotta cranica per pisciarci dentro, almeno posso regolare il livello di piscio che hai dentro la tua testa”, oppure, continuando il festival della democrazia: “Per Natale voglio stare chiuso in una stanza con te, soli tu ed io... solo noi e la mia accetta: partirei col taglio delle mani...” E tutte indirizzate ad una donna, una delle tante che se non vengono stuprate o uccise, vengono fatte oggetto di insulti vomitevoli come questi, come la Presidente della Camera Laura Boldrini, rea di non andare a genio a qualcuno.

Ah, evviva la democrazia, evviva Salvini che la definì “bambola gonfiabile”, evviva il simpatico Grillo che chiese ai suoi cosa avrebbero fatto alla Boldrini se fosse stata in auto con loro. Ma è la democrazia della Rete, qualcosa si dovrà pur pagare per questa meravigliosa libertà! A nulla vale il famoso monito di Umberto Eco, che così si espresse poco prima di morire I social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”.


Però una soluzione ci sarebbe: se è vero che la maggior parte di questi imbecilli apre un profilo con uno pseudonimo ed inizia a sputare in faccia alla gente senza poter essere perseguito dalla legge, basterebbe soltanto richiedere la fotocopia del proprio documento di identità per poter far parte del social, e forse ci penserebbero su un po' prima di insultare. E' anche vero che qualcuno, magari tra i più incauti o i più temerari o solo tra i più scemi, insulta e minaccia anche col proprio nome e cognome, ma questo è un altro discorso.

sabato 19 novembre 2016

Trump e l'intestino del mondo





Questo è l'ombelico del mondo” cantava Lorenzo Cherubini, indicando quella parte importante del centro del nostro corpo da dove abbiamo tratto alimento per vivere nella pancia prima di venire alla luce. Gli antichi greci lo chiamavano omphalos, indicando il santuario di Delfi, con la sua religiosità, come centro spirituale del mondo, il suo ombelico appunto.
Ma questo sembra essere diventato ora l'intestino del mondo. Si sente spesso parlare, soprattutto dopo l'elezione di Trump, di una vittoria alle presidenziali Usa dettata dal voto di pancia di gran parte degli elettori, che hanno accolto le promesse della campagna elettorale del “tycoon col ciuffo”, più con le parti basse che con la testa.
La metafora della pancia che vota e non ragiona, che rumina e digerisce qualsiasi concetto per poi tirar fuori il peggio di sé, è curiosa e ormai ricorrente nel giudicare i risultati politici degli ultimi anni, a cominciare dalle vittorie delle destre in Europa, fino ad arrivare, passando per i successi del partito di Grillo in Italia, alla vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti.

Sembra essere un vento questo, a proposito di pancia, che sta attraversando il mondo, dal nordcoreano Kim Jong-un, a Putin, da Marine Le Pen a Grillo (non credo assolutamente nella trasversalità del M5s), da tutti i movimenti ultranazionalisti che nel mondo sono sempre più numerosi, forti e agguerriti, fino ad arrivare a Trump, che ha già fatto dichiarazioni agghiaccianti, come quando definisce il riscaldamento globale “una bufala”, promettendo di recedere dall'accordo delle Nazioni Unite sul clima, o quando dice che nominerà giudici 'pro vita', con l'intento di rovesciare la sentenza della Corte suprema che riconosce il diritto all'aborto, e giudici 'pro secondo emendamento' (quello sul diritto all'autodifesa con le armi). Una vera sciagura.

Molti imputano la svolta a destra del mondo al fallimento delle sinistre, compresa quella di Obama, le cui promesse sono state, secondo gli elettori, in gran parte disattese. Sarà pure un paradigma condivisibile quello che afferma che la destra riempie il vuoto che i fallimenti della sinistra lasciano, ammesso che le due categorie esistano ancora in senso così manicheo, ma l'esame di coscienza non deve portare continuamente all'autoflagellazione, perché gli errori in politica si compiono, ma non per questo noi di sinistra dobbiamo portare sempre la croce e cantare. Now it's up to you, (e pure un po' to us) dear american cytizen.

mercoledì 9 novembre 2016

Dopo 11 anni ritorna Amedeo Minghi con La bussola e il cuore









di Piero Montanari

La bussola e il cuore è il titolo del nuovo lavoro che segna il ritorno dopo un periodo di 11 anni di Amedeo Minghi con brani inediti, in un triplo cofanetto nel quale ci sono i suoi classici riarrangiati ("1950", "L'immenso", "La vita mia", "I ricordi del cuore", "Vattene amore") e venti canzoni registrate tra i primi anni '70 e la prima metà degli anni '80 che non erano mai state pubblicate. Un succoso triplo CD con trenta inediti per celebrare i suoi bellissimi 50 anni di carriera.

Con Amedeo abbiamo ricordato insieme proprio questi 50 anni straordinari, che poi sono stati anche i più influenti anni della musica italiana. Abbiamo ricordato gli inizi percorsi insieme nel 1973, con il suo primo Lp intitolato a suo nome dove anch'io suono, ed altri lavori fatti in collaborazione e legati alla sperimentazione musicale, nei quali Amedeo imitava i suoni dell'orchestra con la sua bellissima voce ed io ero uno degli autori, strumentisti e arrangiatori di quei brani. Uno di questi, qualche anno fa, fu campionato dal grande Justin Timberlake che ne fece un successo internazionale. Per fortuna di Amedeo e sfortuna mia era uno dei  suoi brani.

Cinquant'anni suonati, ma anche cantati e scritti, come ho avuto modo di dirgli nel nostro incontro per la presentazione de La bussola nel cuore al Piper, nella trasmissione brillantemente condotta ogni lunedì da Francesco Vergovich e Mariagloria Fontana per Radio Roma Capitale, “Metti una sera al Piper”, realizzata nel leggendario locale tempio della “beat generation” romana. Abbiamo ricordato come Roma in quel momento fosse il centro della discografia italiana, brulicante di iniziative e di personaggi più o meno validi, più o meno folli e strampalati in cerca di fortuna e visibilità, con molti studi di registrazione, e la grande mamma RCA pronta ad accogliere, sperimentare, lanciare o buttare via, e noi che eravamo uno sparuto gruppo di musicisti esordienti in cerca di opportunità: Loredana Bertè e la sorella Mia Martini, Renatino Zero, Amedeo Minghi, Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Rino Gaetano, Mimmo Locasciulli ed altri.

Ora, ci siamo detti tristemente con Amedeo, la Rca di via Tiburtina con i suo studi e i suoi ricordi straordinari è diventata un deposito di scarpe, piuttosto che un museo della canzone italiana, come sarebbe stato giusto e opportuno. “Siamo purtroppo un Paese con poca memoria e con talmente tanto talento che ci permettiamo di sprecarlo, gettandolo via per sempre”  - mi ha esclamato Amedeo, mentre sullo sfondo echeggiava un suo nuovo e bellissimo brano del disco, ricco di quella fantastica melodia che ha fatto di Amedeo Minghi uno dei grandi autori e interpreti della nostra canzone.