martedì 21 agosto 2012

Il troppo social che fa male alla socialità

Cinque ragazzi e il telefonino, in un giorno d'agosto, in uno stabilimento della costa laziale. Immagine di comunicazione o di solitudine sociale? [Piero Montanari]

sabato 18 agosto 2012 17:06

di Piero Montanari
Mattinata d'estate in uno stabilimento della costa laziale. Mi colpisce un'immagine e per fortuna ho a portata di mano il mio smartphone di ultimissima generazione che fa più cose di quelle che riesco a pensare (ecco svelato il mio gap che evidenzia il deficit d'immaginazione tecnologica).
La foto è inequivocabile, e mi sono sentito per un attimo Cartier - Bresson, genio unico per coglierlo quell'attimo e non farlo fuggire. Cinque ragazzi adolescenti con uno smart in mano che "comunicano" solo attraverso il telefonino senza parlarsi nè guardarsi. Magari si stanno scrivendo cose che potrebbero dirsi a voce, o spedendo una foto di qualcosa che potrebbero vedere insieme in quel momento, chissà.
Una situazione attuale, si potrebbe dire, persino normale oggi, soprattutto tra le nuove generazioni, che mutuano il loro linguaggio e le loro relazioni attraverso vari aggeggi elettronici, dei quali lo smatphone è il re indiscusso, che, forse, permette anche loro di superare timidezze e insicurezze: le parole che non riesco a dirti te le scrivo e ne sto lontano... fine degli odori e delle sensazioni tattili e visive da condividere (se non quelle tattili del telefono).
La rivoluzione tecnologica soprattutto nell'ambito della comunicazione, tra social e telefonia intelligente, che riesce a far scoppiare persino le rivoluzioni, che permette a tutto il mondo di essere in contatto in real time, di fare sesso virtuale, di spedirsi parti del corpo tra innamorati come andare dal pizzicagnolo ("tesoro, fammi tre etti di tette e quattro fettine di sedere,"), che consente a chiunque di riprendere chiunque, fotografare, spedire, cambiare, abbellire imbruttire, e talvolta mortificare. Ebbene, questa facilità estrema di comunicare istanti e sentimenti e rappresentarli senza filtri di sorta, invece di essere il trionfo della comunione tra umani, sembrerebbe proprio il contrario. Come ben mostra questo scatto, in un giorno d'agosto, in uno stabilimento della costa laziale.

sabato 18 agosto 2012

I musicisti pensano diversamente da tutti

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USANO PIÙ DEGLI ALTRI ENTRAMBI GLI EMISFERI CEREBRALI

La mente dei musicisti è diversa

Lo conferma uno studio condotto su un gruppo di studenti del Vanderbilt Blair School of Music

Il violinista jazz Aaron Weinstein (Ap)
Il genio dei grandi della musica classica – ma non solo – fa da sempre sospettare che nella testa dei musicisti ci sia qualcosa di diverso, di speciale. E non sorprende che numerosi neuroscienziati si dedichino allo studio del rapporto tra musica e cervello, nel tentativo di capire come la prima influenzi il secondo, o viceversa. L'ultima analisi condotta sull'argomento fa capo a un gruppo di ricercatori della Vanderbilt University, che tramite la loro indagine sono arrivati a stabilire che la mente dei musicisti professionisti funziona effettivamente in modo diverso da quella di tutti noi.
LO STUDIO – Ciò che è emerso dalla ricerca è che i professionisti delle note, tramite il cosiddetto pensiero divergente– ossia una modalità di pensiero che porta a considerare le cose da punti di vista alternativi, non usuali, e che è ritenuta alla base della creatività – usano entrambi gli emisferi del cervello più di quanto non faccia mediamente un qualsiasi individuo. «Eravamo interessati a comprendere come le persone naturalmente creative si pongono nei confronti di problemi che possono essere risolti al meglio solo pensando fuori dagli schemi. Abbiamo studiato i musicisti perché il pensiero creativo fa parte della loro quotidianità», ha spiegato uno dei ricercatori, Bradley Folley. Lo studio è stato condotto su un gruppo di 20 studenti di musica classica del Vanderbilt Blair School of Music e su altrettanti non musicisti di un corso di psicologia del medesimo istituto.
DESTRA E SINISTRA – Secondo gli scienziati, una possibile spiegazione del perchè l'analisi dell'attività cerebrale dei musicisti abbia evidenziato un elevato utilizzo di entrambi gli emisferi della materia grigia potrebbe risiedere nel fatto che molti di loro devono saper usare le mani in modo indipendente per suonare il proprio strumento, senza contare che devono contemporaneamente leggere i simboli musicali e interpretarli. Ciascuna di queste funzioni è preposta a un lato diverso del cervello: l'abilità dei musicisti è di riuscire a integrare perfettamente le informazioni che giungono da entrambi gli emisferi.