giovedì 29 luglio 2010

La 'sola' di Plastic Bertand


Come si dice sola in francese? Lo traduco per i francofoni:" Comment on dit sola en France?" La sola di cui si parla oggi è quella comminataci da Plastic Bertrand, stella della musica pop anni '70-'80, 20 milioni di dischi venduti nel mondo, il quale ha confessato che non era sua la voce in «Ça plane pour moi», il suo primo successo datato 1977, ed in almeno altri quattro dischi.

«È vero, quella non era la mia voce. Questa cosa mi perseguiterà fino alla fine dei miei giorni, ma allora dobbiamo anche dire che è stata tutta una montatura di Lou Deprijck», ha ammesso Bertrand, vero nome Roger Jouret, al quotidiano belga Le Soir tirando in ballo il produttore che lo scoprì.
«Mi aveva chiesto di non cantare in cambio dello 0,5% dei diritti. Mi aveva promesso che poi sarebbe stata pubblicata anche la mia versione, ma questo non è mai accaduto», ha aggiunto il 56enne che annuncia una causa contro l'ex amico per diffamazione.

All'epoca Bertrand, una specie di Ivan Cattaneo belga, era stato preferito dalla casa discografica per il suo atteggiamento sul palco e il suo look ossigenato da pioniere del punk. Molto più appetibile per un pubblico giovane dei baffoni del collega - produttore.

Insomma una sola punk ma sempre di fregatura si tratta, anche se, ricordo benissimo, la musica soprattutto dance di quell'epoca, era costellata di ghost singer, gruppi e cantanti fantasma che prestavano la voce a modelli e modelle che invece facevano finta di cantare e si offrivano per le qualità fisiche al pubblico.


martedì 27 luglio 2010

Un blues per il Dr. House e nuovo CD per Paris Hilton



Vedo poco i serial tv anzi, non ne vedo quasi mai. Uno però mi piace molto forse perchè fa leva sul mio animo di ipocondriaco d.o.c. E' il Dr. House M.D. (Medical Division), magistralmente interpretato dallo shakespeariano Hugh Laurie che, bontà sua, ci regala un ritratto di medico intelligente e pieno di fascino, sfacciatamente cinico e fintamente distaccato dal dolore che lo circonda, un pò per celia e un pò per non soccombere, vergognoso di provare sentimenti buoni ma ricco di grandissima umanità, perspicace e risolutivo, schivo q.b. e un palmo sopra tutti. Finisco gli aggettivi con "alternativo". Infatti, nei rari momenti di pausa, si avvia claudicante nel suo studio e gioca o con la palla e il bastone o con la sua chitarra Fender Stratocaster che suona per davvero. Poi, a casa, sempre nella finzione, ha il suo bel piano elettrico Rhodes 88 tasti.
Nella realtà Hugh è un musicista amateur (non gli conviene farlo professional, in quanto, col Dr. House, guadagna 400 mila dollari a puntata, e ho detto tutto).
Però la musica è da sempre la sua passione, tant'è che ha deciso di tentare il grande salto pubblicando un album di blues con l'etichetta Warner. Suonare ha sempre suonato. È, infatti, un pianista apprezzato nonché tastierista e voce di un gruppo musicale formato da attori delle televisioni americana e inglese.
Il 51 enne attore inglese (vive tra Londra e L.A.) ha anche dichiarato di soffrire da tempo di depressione e di tentare di curarsi con la musica.
Rispetto la sua dichiarata malattia, ne conosco gli effetti micidiali e la musica ha salvato anche la mia di vita. Però, con tutto il rispetto, se devo sentire un dico di blues preferisco Steve Ray Vaughan, Clapton o B.B. King altrimenti, nella depressione, rischio di ripiombarci a capofitto.
Invece mi è venuto un attacco di orticaria alla notizia che Paris Hilton, l'ereditiera mozzafiato e spaccamaroni, ha deciso di pubblicare un nuovo (?) disco, non contenta del flop del precedente (?). Ricca, famosa, grande vitellona: ma perchè deve pure cantare?

venerdì 23 luglio 2010

Un inedito di Rino Gaetano


Il prossimo 27 luglio, come annunciato da tempo, la Sony pubblicherà un doppio cd di Rino Gaetano, contenente 32 classici del cantautore crotonese, scomparso in un incidente d'auto il 2 giugno del 1981, e divenuto ormai un' icona per i giovani che lo hanno riscoperto a quasi trent'anni dalla sua morte.
La raccolta conterrà i classici di Rino: Gianna, Ad esempio a me piace il Sud, Michele ‘O Pazzo è pazzo davvero, ed anche il suo brano d'esordio, I Love You Marianna (con lo pseudonimo di Kammamuri's), prodotto ed arrangiato da me insieme con Antonello Venditti, che ebbe il merito di ascoltarlo al Folkstudio di Cesaroni e portarlo alla It Dischi Italia, da Vincenzo Micocci.
Il disco è fortemente trainato da un brano inedito, sicuramente un vecchio provino realizzato chitarra e voce su una frusciante musicassetta, come si usava al tempo. Ciao Charlie è il titolo, dove Rino si rivolge a qualcuno non facile da identificare (Charlie Brown? Charlie, come venivano chiamati i nemici dall'esercito americano in Vietnam? Forse...).
Ritengo piuttosto che Rino si sia divertito a giocare con la fonetica spiritosa delle due parole pronunziate insieme: CiaoCià, e che Charlie non sia nessuno. Però poi si scatena nel finale del brano, con una divertente raffica di saluti ai suoi padri artistici (che poi erano pure i miei), quelli, si, famosissimi : "Ciao Jimi, Ciao Bob, Ciao Paul, Ciao John, Ciao Otis", alla sua maniera, da precursore del rap nostrano.
Ora dico una cosa un pò stridente: il brano non è un gran chè, non mi piace e certamente non è tra i suoi migliori. Lo dico serenamente, per l'amicizia che mi legava a Rino e per tutto il tempo passato a lavorare con lui (il disco progettato insieme e il tour dell'estate 1979).
Probabile che fosse un brano di qualche suo progetto, magari scartato dal suo produttore del momento, perchè considerato non adatto a comparire su disco. Probabile che sia così, anche se oggi si recupera qualsiasi reperto di un artista scomparso, bravo e particolare come Rino, solo per l'umano piacere dell'archeologia.

venerdì 16 luglio 2010

La fine o... l'inizio di quale musica?

Copio e incollo un articolo apparso oggi sul Corriere.it che mi inquieta non poco e mi piacerebbe leggere qualche commento se avete la bontà di farlo. P.M.


Innovazione o mossa di marketing? Intanto il tastierista Stephen Large entra nella storia

L'iPad al posto del piano, ecco il rock 3.0

Il dispositivo di Apple usato dagli Squeeze al posto della tradizionale tastiera. Esibizione live durante un talkshow


MILANO - Prima ha promesso il colpo di grazia alla carta stampata. Ora iPad potrebbe allargare l'obiettivo. La canzone «Pulling Mussels (From the Shell)» della band inglese Squeeze forse non farà la storia del rock, ma di certo questa esibizione non passerà inosservata. Nella puntata del 14 luglio del talkshow americano Late Night with Jimmy Fallon, il tastierista Stephen Large ha improvvisato un assolo battendo sul touchscreen del tablet Apple. Durante tutta l’esibizione il musicista tiene il suo iPad sospeso con la mano sinistra tra la curiosità generale del pubblico, suonando le tastiere, quelle vere, con la destra. Ma al minuto 2:27 il virtuosismo diventa tutto digitale: tra bassi e chitarre elettriche in crescendo, Large assume una posa più da ragioniere che da divo rock e inizia a suonare i suoi tasti virtuali.
ROCK DIGITALE - Geni della sperimentazione o maghi del marketing? Gli Squeeze sono una rock band molto conosciuta in Gran Bretagna. Il gruppo ha mosso i primi passi nel 1974 e fino al 2000 ha suonato un rock piuttosto classico. Dopo una pausa durata sette anni, nel 2007 il ritorno sul palco, con un nuovo accordo tra i fondatori Chris Difford e Glenn Tilbrook e l'apertura a nuovi elementi tra cui lo stesso Large. Ora, dopo quest’esibizione, pensano già a un futuro nel rock digitale, con la promessa di suonare un’intera canzone con iPad prima della fine del loro tour americano.
NON SOLO TASTIERE - L’applicazione utilizzata nel video si chiama Pianist App, un prodotto datato 2008, rilasciato da MooCow Music. Nata come applicazione di svago per iPhone, è diventata ben presto una delle più apprezzate dai fan della mela morsicata ed è stata utilizzata in numerose campagne di promozione di iTunes. Un successo che ora potrebbe aprire la strada alla diffusione di prodotti simili. In commercio esistono già applicazioni che riproducono il suono di chitarra, basso e batteria con una qualità sorprendente. Tutto senza legno, corde e metallo. Che sia questa la vera fine del rock’n’roll?

giovedì 8 luglio 2010

Addio Lelio Luttazzi


Oggi se n'è andato un' icona in bianco e nero della mia adolescenza radiotelevisiva, un presentatore e pianista elegante e simpatico, ironico e misurato, assolutamente non banale. Si chiamava Lelio Luttazzi ed aveva 87 anni.
Se n' era andato, in realtà, molto tempo prima di morire, isolandosi nella sua casa di Ceri, vicino Roma, a guardare la televisione seduto sul divano.
La sua vita fu distrutta a causa di una drammatica storia di cocaina che lo vide protagonista delle cronache, una trentina di anni fa, insieme all'amico Walter Chiari. Uno scandalo che fece grande rumore e per il quale venne espulso dal dal mondo dello spettacolo, anche se poi venne riconosciuta la sua estraneità ai fatti, assurdamente, come per Enzo Tortora.
Non ne morì di dolore, come accadde al suo collega, ma la sua vita fu irrimediabilmente segnata da questo fatto, anche se Lelio tornò a suonare il jazz che tanto amava, insieme al batterista Roberto Podio, cui si deve l'insistenza per il suo momentaneo ritorno. Fiorello lo invitò spesso ne suoi show ed anche Fabio Fazio lo fece esibire nella sua trasmissione.
Ma Luttazzi, che già aveva di sè come artista scarsa considerazione non ostante il successo, faticava ad uscire dal salotto casalingo, e il suo understatement genetico lo obbligava a praticare modestia e nichilismo.
Nato a Trieste aveva per la sua città un amore profondo, divendone cittadino onorario e tornandoci a vivere, da ospite d'onore, gli ultimi anni della sua vita.