lunedì 30 gennaio 2017

Per fortuna che c'è il Maestro Vessicchio.


(di Piero Montanari - pubblicato su Globalist.it)

Mala tempura curry”, come diceva un amico cuoco amante del latino maccheronico, il latino che si parla tra un' amatriciana e un cacio e pepe. Scopriamo con doloroso stupore che Trump è il primo politico al mondo che mantiene le promesse fatte nella campagna elettorale. Solo che queste sono, a dir poco, esiziali: un muro lungo 3200 km tra Stati Uniti e Messico da fare invidia alla muraglia cinese, del costo tra 27 e 40 miliardi di dollari, che però spetta – secondo il tricodotato tycoon - ai poveri messicani i quali, già incazzatissimi di loro, hanno risposto a Trump col gesto dell'ombrello, determinando tra i due paesi una pericolosa crisi politica.

Poi la chiusura delle frontiere per sette paesi musulmani: Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen, con molti disperati cittadini di questi paesi, ormai cittadini americani, per l'impossibilità di ricongiungersi con le loro famiglie. Ora un accordo con Putin col quale, alla faccia di tutto il vecchio anticomunismo americano, si trova benissimo, per scatenare la vera terza guerra mondiale contro i paesi arabi che sostengono l'Isis. E l'Isis, da canto suo, che ha promesso di scatenare a sua volta una rappresaglia a Roma, città simbolo del cristianesimo, abbattendo o occupando, se va bene, il suo monumento simbolo, il Colosseo. E questo sempre per non farci mancare nulla, dopo i terremoti e le valanghe nell'Italia centrale di questi giorni.

Insomma, leggere queste cose non fa bene alla salute psicologica di noi poveri e fragili individui, ma ci viene miracolosamente in soccorso l'imminente e immanente telefesta comandata, quella subito dopo Natale, Capodanno e la Befana, il Festival di Sanremo, con tutte le sue immancabili polemiche, le critiche e le sue liturgie, i cantanti in gara, quelli esclusi, gli ospiti, i cachet dei conduttori troppo alti, la De Filippi affiancata a Conti che non vuole soldi, troppe le cinque serate etc.

Ma una notizia ferale (e feriale) in questi giorni campeggia sopra tutte: il Maestro Peppe Vessicchio, colui che ornai da più di venticinque anni incarna lo spirito del Festival, non andrà a Sanremo! E tutti si domandano: perché, cosa gli sarà successo, è ammalato, o forse morente, o in crisi esistenziale? Lui, essere mitico e mitologico, metà uomo e metà barba, metà Maestro e metà Sanremo ha detto di no, e lo ha anche motivato: anche lui ha scritto un libro, un'autobiografia dal titolo sibillino “La musica fa crescere i pomodori”, e ha detto che si vuole dedicare alla sua presentazione, cosa che probabilmente farà in concomitanza col Festival. Ha anche detto molto polemicamente:

In questi ultimi anni è rimasto assai poco di quello che è transitato dal festival. E non parlo di risultati di vendita. Penso a casi come Cammariere o gli Avion Travel che sono sopravvissuti. Non sento la stessa valenza negli ultimi tempi. Vengono proposti solo prodotti a scadenza breve perché credo che l'industria vada in quella direzione e preferisca avere prodotti da sostituire in fretta con altri piuttosto che pensare al lungo periodo”.

Bene non vedremo dirigere il M° Vessicchio a Sanremo (anche perché due dei cantanti che lo avevano prenotato sono stati esclusi) e ce ne faremo una ragione, in attesa che si liberi l'Italia centrale dalla neve, che si ricostruiscano i paesi terremotati, mentre si costruisce il muro tra Stati Uniti e Messico, che l'Isis attacchi Roma e che scoppi la terza guerra mondiale. Amen






domenica 22 gennaio 2017

J-Ax, Fedez e il loro nuovo disco Comunisti col Rolex.


(di Piero Montanari - pubblicato su globalist.it e ilgiornaledellazio.it)



Esce il nuovo disco di Jay-Ax e Fedez, Comunisti col Rolex, un titolo evidentemente provocatorio e alquanto datato, perché mi ricorda i tempi bui nei quali non si poteva andare in giro vestiti decentemente o con un auto che non fosse una carretta, che venivi subito tacciato di appartenenza alla “gauche Vuitton”, la sinistra salottiera tanto odiata dai fascisti e dai compagni trinariciuti dell'epoca, che per un nulla ti facevano il pelo.
Strano e ambiguo titolo, che lascia adito a più interpretazioni. Cercheremo di capire a chi si riferisce la provocazione, anche se sarà difficile che ascolteremo la loro musica se non incidentalmente... chissà, forse all'amico Putin che è un comunista ma post, molto post, o forse a chi in Italia si professa di sinistra ma, non avendo gli stilemi del fratacchione, per i nuovi moralisti, non lo può di certo fare.

I due rapper del tormentone estivo Vorrei ma non posto, sostengono invece che il titolo dell'album nasca da "un insulto, (rivolto da chi a chi non è dato sapere ndr) che abbiamo voluto trasformare in merito: voglio dire con questo che in Italia si può ancora diventare ricchi onestamente, e questa è una cosa molto bella", ha spiegato Fedez, che si era attirato feroci critiche sui social per i 'selfie' scattati nel suo attico di lusso, con uno striscione che campeggiava dalla finestra e che rappresentava un polso con un lussuoso orologio con al centro falce e martello.

Se la critica è nei confronti di chi è di sinistra ma non è diventato un frate minore, spogliandosi di qualsiasi orpello e rimanendo in mutande e col saio, allora la cosa assume caratteri di imbecillità, ma a questo punto abbiamo il sospetto invece che sia una “excusatio non petita” rivolta proprio a loro stessi, arricchitisi incredibilmente, e volendo invece cercare di non perdere la parte sinistroide che li segue e li sostiene. Altrimenti li invitiamo a fare loro un po' di professione di umiltà, incominciando per primi a spogliarsi delle ricchezze, per poi votarsi alla rinuncia francescana ed iniziare così la pratica degli esercizi spirituali. Ah, della musica parleremo poi, forse.


venerdì 20 gennaio 2017

Marchionne, se tarocchi pure la FCA siamo rovinati.



(di Piero Montanari - pubblicato su Globalist.it
e Quotidianodellazio.it)


Conosciamo i fatti: la Fca, Fiat Chrysler Automobiles, la Company fondata da Marchionne dopo aver acquisito il marchio americano, è stata accusata dall’Agenzia per la protezione ambientale Usa (Epa) di aver violato la normativa del Clear Air Act”, che consiste nella legge sulle emissioni degli Usa. L’accusa mossa alla Fca riguarda circa 104 mila veicoli ed era arrivata il 12 gennaio, facendo crollare immediatamente il titolo in Borsa. Ora la Fiat Chrysler, se la violazione verrà accertata, rischia una multa che potrebbe essere pari fino a 44.539 dollari per veicolo, con una cifra massima di 4,63 miliardi di dollari circa. Il commento di Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca è stato: “Abbiamo la coscienza pulita, nessuno qui è così stupido”.

Speriamolo, caro Sergio, anche perché ti avvisai per tempo, quando scegliesti questo marchio che sembrava il 'brand' di un prodotto farmaceutico, piuttosto che quello di costruttori di auto. Dissero che era minimalista, essenziale, maiuscolo, assertivo. Mah, io continuo a dire brutto che più brutto non si poteva concepire, tanto è triste, scolorito, banale.

Ti dissi anche, e non mi hai voluto dare retta, che si sarebbe scatenato il mondo dei media sui doppisensi che questo acronimo ha subito indotto: sul web c’è chi scrisse testualmente: “Chissà se la FCA continuerà a fare automobili a CZO?” Un giusto interrogativo al quale non hanno dato una risposta convincente gli acuti responsabili del marketing, e ora gli ingegneri preposti alle emissioni dei due modelli incriminati.

Caro Sergio, ora c'è il rischio che si avveri sul serio il cattivo auspicio, anche se non ce lo auguriamo, soprattutto per i nostri operai sempre in bilico lavorativo. Speriamo che tu non abbia davvero taroccato la Fca, alla cui genuinità e qualità, in questo momento drammatico del mondo, è una delle cose alle quali teniamo di più.


mercoledì 11 gennaio 2017

Il delitto di Pontelangorino (Fe): 16 anni uccide i genitori

Quando i figli uccidono (barbaramente) i genitori





Sembra ci sia una svolta nelle indagini sul duplice omicidio di Pontelangorino, in provincia di Ferrara dove sono stati massacrati a colpi in testa Salvatore Vincelli, 59 anni, e Nunzia Di Gianni, 45 anni, e poi avvolti in sacchi di plastica come fossero spazzatura.

L'orrore è che l'autore del brutale delitto pare sia quasi certamente uno dei due loro figli di appena sedici anni, con l'appoggio di un suo amico non ancora diciottenne. Dalle prime indagini sono venuti fuori gravi contrasti familiari e non un movente economico, come quello che spinse Pietro Maso nel 1991 a 'far fuori' a padellate il padre Antonio di 52 anni, e la madre Maria Rosa Tessari di 48, simulando una rapina e andando poi con i suoi complici a brindare in discoteca. A lui servivano i soldi per fare la bella vita.

L'elenco dei figli killer è purtroppo lungo: ricordiamo tutti Erika Di Nardo, 16 anni, che si accordò con il fidanzato Omar Favaro di 17 per massacrare la mamma di Omar, Susy Cassini di 45 anni, e il fratellino Gianluca di 12, il 21 febbraio 2001. Poi Ferdinando Carretta, che assassinò i genitori, Giuseppe e Marta Chezzi, e il fratello Nicola per intascare l'eredità e trasferirsi in Inghilterra. E quel tragico 7 novembre 2015, quando Fabio Giacconi e Roberta Pierini ad Ancona vennero assassinati dal fidanzato della figlia Antonio Tagliata, 19 anni, che gli spara ai due poveri genitori istigato dalla ragazza.

Quale sia il tragico cortocircuito mentale che spinge figli amatissimi e viziati ad uccidere i propri genitori quasi sempre con modalità efferate, non è dato sapere, anche se gli psichiatri ci ammanniscono, in questi casi, analisi talvolta condivisibili, ma generalmente incongrue se confrontate con l'orrore degli gesti omicidiari. Teste che esplodono all'interno di nuclei familiari all'apparenza sereni, dove le vite sembrano scorrere nel piattume di quotidianità banali, spesso prive di affettività manifeste e di capacità di socializzare, dove ognuno percorre la propria esistenza senza curarsi di quella dell'altro.

Forse è proprio in questa mancanza di comunicazione, dove si insinua una pericolosa e insostenibile anestesia dei sentimenti, che va ricercato il movente di questi gesti estremi, ultimo tragico e mortale tentativo di affermare sé stessi ed urlare la propria infelicità al mondo.

(di Piero Montanari - pubblicato su Globalist 11 gennaio 2017)