venerdì 30 dicembre 2016

Cara Raggi, fatevelo da voi il concertone di Capodanno

Piero MontanariGlobalist 27 dicembre 2016
Roma non sarà l'unica capitale europea e unica grande città italiana a non avere alcun evento organizzato per la notte di Capodanno, perché agli acuti intelletti dell'attuale giunta del comune di Roma è venuta l'idea delle idee, dopo l'abolizione del concertone del 31 dicembre al Circo Massimo.

Un passo indietro per ricordare: il pasticcio nasce dal fatto che il Comune di Roma indisse un bando per organizzare il concerto di fine anno, bando che è stato praticamente ignorato da tutti, se non da una sola società che avrebbe dovuto far salire sul palco quella sera – tra annessi e connessi – Max Gazzè.  Ma poi, a causa della mancanza di sponsor privati che si sono rifiutati di aderire al concerto, la serata è saltata, e quindi l'assessore alla cultura Bergamo, che è anche il vicesindaco, ha avuto l'idea tappabuchi, in attesa di tappare quelli delle strade e quelli ben più profondi del bilancio.

“Rischiamo de fa 'na figuraccia storica, regà, ar primo capodanno dall'insediamento del M5s nun famo er concertone? Sai li fischi che pijamo?” Avrà detto sicuramente Bergamo ai suoi durante le accese riunioni. Ma ecco l'ideona di cui sopra: il 1 gennaio è programmata la festa sui quattro ponti di Roma tra i lungotevere a partire dalle 3, basterà anticiparla alle 22 al Circo Massimo, tanto da fare un unico concertone che duri 24 ore.
Ma qui arriva il bello: il comune non spenderà un euro perché – udite udite – chiederà a tutti gli artisti (di strada, dilettanti allo sbaraglio, semiprofessionisti, poveri suonatori che quella sera non hanno trovato un ingaggio, giocolieri, saltimbanchi, trapezisti, circensi e affini) che faranno domanda, di partecipare a titolo gratuito alla performance al Circo Massimo e lungotevere, con l'obbligo di non veicolare messaggi pubblicitari o politici o fare attività commerciali (tipo vendere il proprio CD alla gente). Ah, piccolo particolare, l'onere delle performance sarà a totale carico del partecipante (compreso il tradizionale cotechino con lenticchie che ti devi portare da casa e lo spumante per il brindisi beneaugurante della mezzanotte del 31). Non stiamo scherzando, l'indirizzo cui inviare le richieste di adesione è: staffdir.cultura@comune.roma.it allegando curriculum e tipo di prestazione.


Noi che siamo stati (e siamo) suonatori non per diletto ma per vivere, aspettavamo il Capodanno con la bavetta alla bocca perché, quella sera, le paghe erano doppie se non triple, e il veglione era per noi una manna dal cielo. Ora è proprio il Comune di Roma a chiedere sacrifici ad una categoria, gli artisti, la maggior parte dei quali sono per lo stato poco più di ectoplasmi senza vita, una genia sconosciuta agli ammortizzatori sociali ma anche misconosciuta dalla gente comune (la famosa domanda dell'uomo della strada è: “Ma tu che lavoro fai?” “Il musicista.” “Si, ma per vivere?”). Tutto questo mi sembra un insulto.
Un consiglio da incazzato: fatevelo voi il concerto dell'ultimo dell'anno “a gratis”, visto che gli artisti ce li avete. Un suggerimento? Il vice Bergamo presenta la serata, Marra al mixer che è bravo a dispensare a destra e manca,  la Baldassarre e la Raggi che fanno il coretto con la Montanari (non è mia parente) e l'assessore Frongia che canta Tanti auguri a te e Il valzer delle candele. Poi ci sarebbe pure un certo Grillo, ma ho paura che voglia i soldi.

giovedì 22 dicembre 2016

Buon Natale da Pasquino alla bambinella Virginia: arrivano oro, incenso e Marra



Alla sindaca di Roma un componimento 'anonimo' ritrovato sollo la famosa statua...

(di Piero Montanari)

Assisa sullo scranno ch'è er più arto
Dell'Eterna Città, stai sola e muta
Ripensi che nun dovevi fa' quer sarto
Che era mejo si nun stavi là seduta.

Te dicevamo: “Lascia fa', è 'na città tentacolare,
T'ammanta co' n' abbraccio ch'è de morte
Qui tanti c'hanno intruppato, e il malaffare,
Ja fatto fare la tua stessa sorte.

Sei venuta pensando de cambiare,
“Io so' grillina - dicevi – e metto a frutto
Ciò che Beppe m'ha detto poi di fare:
“Tu fa' l'onesta e lascia perde tutto

Le buche, li tombini, la monnezza
Ce pensa Marra, quello è un paraculo.
Intanto è uno che rubba con destrezza
Poi se nun va, se becca 'n vaffanculo”.

Te sei fidata, Virgì, è lì sbajavi
T'è rimasto da dà le dimissioni
Er Popolo ha capito che bluffavi
Che t'eri circondata de cojoni.

Devi ancora imparà, sei 'na creatura
Pe fare er sindaco e per andà lontano
Nun bastava de cambià consijatura
Ma te dovevi da sporcà solo le mano!


















Raggi ovvero: quando il nuovo in realtà è il vecchio



(di Piero Montanari)

Appena eletta sindaca di Roma a giugno, Virginia fu salutata come una salvatrice della Città, con il suo 67,15% di voti, un plebiscito assoluto, come quelli che sono storicamente serviti ai dittatori per insediarsi al potere. “Raggi di sole” si diceva a Roma, e gli elettori del M5s gongolavano con Grillo, per la loro candidata, la prima donna al seggio cittadino più importante, una bella faccina sorridente, una giovane età ed energie nuove da dedicare tutte al bene dei romani.

Virginia si presenta subito dando una spallata alla candidatura per le Olimpiadi di Roma del 2024, che ci avrebbero portato certo qualche disagio, forse un po' di consueta implacabile corruzione ma 5 miliardi di euro e oltre 120 mila posti di lavoro. No, No, e No, Virginia comincia a dire No a tutto, tanto che la descrivemmo come il personaggio di una vecchia e famosissima canzone di Michel Polnareff che i più grandi ricordano, Una bambolina che fa no, no, no, anno 1966. No allo stadio della Roma, no ad assessori capaci, no ad incontri in Vaticano con la CEI, e ricordo anche un no alla pulizia dei tombini, che a Roma si riempiono di foglie con conseguenti allagamenti.

Ma anche No alla denuncia delle consulenze all'epoca in cui Raggi era consigliere comunale, due consulenze legali (una prestata nel 2012 e l'altra nel 2014) relative ad altrettante attività di recupero crediti da parte dell'Azienda sanitaria locale di Civitavecchia. Ma anche il non dire di aver collaborato come praticante nello studio dell'avvocato Cesare Previti, ministro della difesa di Berlusconi, fatto nascosto nel suo curriculum e nella sua biografia personale sul blog di Beppe Grillo, e un altro inutile No, per non aver detto di aver lavorato nello studio dell'avvocato Pieremilio Sammarco, anch'egli legato a Previti.

Dopo pochi mesi dal suo insediamento e un nulla di fatto per la città (traffico sempre in tilt, smog, buche mai tappate, per dire poche cose), più una serie di scandali che hanno investito la sua giunta (assessori transfughi e altri indagati come la Muraro), Virginia Raggi (da Raggi di sole a Raggiro), incassa l'arresto del suo braccio destro Raffaele Marra, avvenuto per opera del Nucleo investigativo del comando provinciale di Roma con l' accusa di corruzione, per aver ricevuto una maxi tangente da 367 mila euro dal noto immobiliarista Sergio Scarpellini (anche lui arrestato). Due assegni circolari da 117 e 250 mila euro per l'acquisto di una casa in via Prati Fiscali 258, a Roma, intestata alla moglie di Marra, e uno sconto di 500 mila euro su un altro appartamento nel 2009, fatto sempre dall'immobiliarista a Marra, per evidenti servizi resi. All'epoca dei fatti Marra rivestiva il ruolo delicato di direttore del dipartimento partecipazioni e controllo gruppo Roma Capitale.

Si difende Virginia, scaricando Marra e sostenendo che lui è solo un tecnico, quando sappiamo benissimo che fu tra i primi dirigenti da lei nominati. Non è più il suo braccio destro, il braccio destro di Virginia, a suo dichiarare, sono i cittadini romani, quelli che l'hanno votata e che invece dovrebbero essere da lei tutelati, altro che. Si difendono imbarazzati i suoi sostenitori e i “capoccioni” del Movimento, che hanno tutta l'aria di voler scaricare a loro volta Virginia e lasciarla al suo destino.


Questa è per loro e per tutti noi una lezione importante da cogliere: a questi appuntamenti per il Paese bisogna andare preparati, con una classe dirigente che sia all'altezza del compito, e non persone sconosciute e improvvisate. In ballo c'è la nostra vita e quella dei nostri figli; non basta scandire slogan triti e ritriti, non basta l'onestà o la correttezza, doti per le quali neanche ci spendiamo perché dovrebbero essere doti primarie in un politico. Certo è che stiamo forse assistendo alla fine di una “cosa nuova” che però non è mai cominciata, la nascita di una nuova classe dirigente, un triste 'ballon d'essai' nel quale tante persone avevano riposto fiducia ed ora invece mestamente incassano il peggiore e frustrante dei risultati.

venerdì 16 dicembre 2016

“Sorry de uaind": così Alfano ha dichiarato guerra alla lingua inglese


(Di Piero Montanari - pubblicato su Globalist.it e Romait.it)

Giorni fa in un articolo mi complimentai con Virginia Raggi, dopo averla ascoltata parlare in un inglese perfetto mentre rispondeva ad un intervistatore della Cbs. Mi meravigliò anche il suo accento, che denotava frequentazioni “yankee”, e soprattutto mi meravigliò che un politico italiano avesse una così larga padronanza di una lingua che, da molti anni, è la “langue diplomatique” internazionale, avendo preso il posto del vecchio francese, almeno per quanto riguarda gli incontri europei.

Ridemmo invece per l'inglese di Rutelli, quando l'ascoltammo fare un endorsement per invogliare gli stranieri a visitare l'Italia, il famoso "Pliz, visit auar cauntri", che divenne un video virale sulla rete. Ridemmo per l'inglese di Berlusconi, – che però parla un buon francese e purtroppo talvolta lo canta pure – tutte le volte che era costretto a fare dichiarazioni in ostico e pericoloso anglosassone, leggendo e sbagliando clamorosamente accenti e pronuncia. Di lui si ricorda l'incontro col presidente americano Bush e il suo “nosonly a flag ov e cauntry...”

Clamoroso fu l'intervento di Ignazio La Russa che, come ministro della difesa, costrinse più e più volte i poveri operatori televisivi a ripetere la ripresa, perché inciampava paurosamente su parole e concetti espressi in un inglese che in seconda media ti mettono tre in pagella.

Matteo Renzi, per non fare torto a nessuno, si è lanciato spessissimo in discorsi in inglese da doppio carpiato con avvitamento rovesciato, nei quali però viene ammirata la sua faccia tosta e la capacità di andare avanti, prendendosi quelle meravigliose pause rimaste storiche, composte da quello strano sillabare “de... de... de... di... di... di... ba... ba... ba...” che sembra il tentativo disperato di un lattante di richiamare l'attenzione della mamma.

Ma è così difficile per un politico con compiti istituzionali anche internazionali studiare un'oretta al giorno l'inglese per affrancarsi da oscene figuracce? Sembrerebbe di si, a giudicare l'ultimo (last but not least) che andrà a fare topiche in giro per il mondo, il neo ministro degli esteri Angelino Alfano, assolutamente a corto di lingua inglese. Gira già un video dove – da ministro degli interni – tentò di giustificare un suo ritardo ad una riunione a Bruxelles, adducendolo al vento contrario in aereo, e dicendo “sorry the uaind” e non con il corretto “sorry the uind”.
Forse aveva in mente la bellissima canzone dei Beatles “The long and winding road” , dove “winding” viene pronunciato poeticamente “uanding”. Siamo certi che Alfano conoscesse la licenza poetica e volle farci notare la differenza.


giovedì 8 dicembre 2016

La Raggi e l'inglese, altro che Rutelli: Pliz, visit auar cauntri


l buon inglese della Raggi ci riporta immediatamente alla fantastica intervista di un suo predecessore, il sindaco Francesco Rutelli
Gira sul web un video dove la sindaca di Roma Virginia Raggi risponde ad alcune domande in un'intervista della CBS, il famoso network televisivo americano. Il giornalista le  chiede – ovviamente in inglese – lumi sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, e quale fosse la sua posizione. Incredibilmente, per quello a cui siamo purtroppo abituati con quasi tutti i nostri politici,  si sente la Raggi  rispondere in un inglese di ottima qualità e, se posso aggiungere, con un marcato accento americano, segno di chissà quali frequentazioni negli Usa.
Anche se in eccellente inglese, il senso che esprime Virginia nell'intervista è lo stesso di sempre, quel No che usa spesso da quando è sindaca di Roma, (Olimpiadi, Stadio della Roma,l Referendum etc etc) e ribadendo il suo ennesimo No convinto, lo correda di battute tipo: “la democrazia è il diritto che il popolo ha di scegliere i propri rappresentanti”. Ma dai Virginia, non avevi proprio nulla di meno scontato da dire alla CBS?

Il buon inglese della Raggi ci riporta immediatamente alla fantastica intervista di un suo predecessore, il sindaco Francesco Rutelli, che nel 2007 fece uno spot sulle bellezze dell'Italia subito nominato "Pliz, visit auar cauntri". Lo spot in inglese lento, scolastico e maccheronico, divenne subito un cult virale che fece il giro del mondo. Riascoltandolo ancora oggi fa sorridere, perché Rutelli sembra convintamente lanciato in una imitazione tra Benny Hill e Ollio ubriaco.

Muore di cancro Greg Lake, bassista degli Emerson, Lake & Palmer

(di Piero Montanari)


La scomparsa del bassista Greg Lake a 69 anni per un cancro, ci riporta all'istante a quella di Keith Emerson, suo collega negli Emerson Lake & Palmer, avvenuta in maniera tragica lo scorso marzo. Keith si suicidò con un colpo d'arma da fuoco perché le sue dita, a causa di una malattia progressiva, non funzionavano più bene, e aveva difficoltà nel suonare le sue tastiere in quello straordinario modo di sempre. Ora dello storico gruppo rimane solo il più giovane, il batterista Carl Palmer, classe 1950, che iniziò la sua brillante carriera esibendosi nel famoso concerto all'isola di Wigth, tra figli dei fiori nudi in un'epoca meravigliosa per la musica.

All'epoca Emerson, che già intravedeva una importante main stream nel rock “progressive”, fa nascere i Nice, basso batteria e tastiere (e che tastiere)! Keith si avvale dei primi sintetizzatori, il famoso Moog, difficile da accordare perché si stonava continuamente. Il successo dei Nice arriva folgorante a cavallo dei '70 con gli album Ars Longa, Vita Brevis ed Elegy, ma l'ingresso nella Storia per Keith avverrà tre anni più tardi, quando fonda, con Greg Lake, all'epoca bassista e cantante dei King Crimson, e Carl Palmer, batterista degli Atomic Rooster, il supergruppo che adottò semplicemente i cognomi ed un acronimo poi divenuto storico, gli E.L.P.

I tre divennero i 'numeri uno' del rock degli anni '70, con l'album omonimo che faceva già intravedere la magia della loro musica, ma è con il secondo Lp, Tarkus, che i suoni diventano stellari ed assistiamo all'apparizione del Moog, che Keith si fece costruire dall' ingegnere elettronico americano Robert Moog, una vera epifania sonora che avrebbe condizionato tutta la musica a venire.

Emerson Lake and Palmer furono innovatori sia musicalmente che scenicamente, e noi di quell'epoca non avevamo mai ascoltato né suonare così, né mai visto tante tastiere attorno ad un uomo, tanti pezzi di batteria circondarne un altro, coltellate all'organo Hammond che Keith vibrava per scena, e un mostro di cartapesta che arrivava sul palco tra fuochi, fumi e e sonorità pazzesche. Un delirio musicale dove però la musica era la regina indiscussa della qualità.
I tre registrano otto album uno più bello dell'altro, dove dentro c'è anche Modesto Mussorgsky con i suoi Quadri ad un'esposizione, a significare come generi musicali diversi potessero interagire tra loro semplicemente e trovare nuova linfa, ma questo solo grazie al genio alchimista di Keith Emerson, di Greg e di Carl.

Le cose belle però finiscono per far posto, in questo caso, ad altre cose belle che però non faranno più bissare il grande successo degli E.L.P. Il gruppo si scioglie dopo otto dischi e ognuno se ne va per la sua strada. Greg pubblica un album solista “Greg Lake e Manoueuvres” e inizia ascrivere canzoni addirittura insieme a Bob Dylan. Gli E.L.P. provano a riunirsi nel 1992, restando insieme per tre anni e producendo un album all'anno, ma il loro periodo aureo era purtroppo finito. Greg va in tour nel 2003 con l'altro pezzo di storia della batteria rock, Ringo Starr, e torna nuovamente a suonare col suo vecchio compagno Keith Emerson nel 2010, in un tour commemorativo. Partecipa spesso– sempre con vecchie glorie del rock – a molteplici eventi, i più per iniziative umanitarie. Ironia della sorte, una di queste iniziative benefiche raccolse 400 mila sterline a favore della ricerca sul cancro, la malattia che più tardi lo avrebbe ucciso.