lunedì 19 settembre 2016

La mia Favola con Renato Zero




La mia Favola con Renato Zero.

di Piero Montanari

Caro Renato, cosa c'era ieri (sabato 17 settembre 2016 ndr) una partita della Nazionale di calcio, che quasi 21 italiani davanti alla tv erano incollati su Rai1? No, c'eri tu, con Renato Zero si racconta... Bellissimo! Ti abbraccio, amico mio” - e lui: “E pure questa pagina è scritta, caro Piero. Baci Re.”
Questo che svelo è il contenuto del messaggio wathsapp tra me e Renato Zero il giorno dopo di Arenà, il suo concertone all'arena di Verona che raccoglieva il meglio di tre serate tenute a giugno dall'artista nella città scaligera.

Non voglio comunque parlare del bel concerto, che ho visto volentieri e anche con molta curiosità, considerato che non avevo mai assistito ad una sua lunga esibizione dal vivo, se non anni fa, quando fui invitato proprio da lui ad uno degli otto appuntamenti a Villa Borghese a Roma, in occasione dei suoi 60 anni. C'erano molti giovani, come a Verona, ma fui anche sorpreso di essere circondato da vecchi sorcini dai capelli bianchi che cantavano a squarciagola le sue canzoni, ricordandone perfettamente tutti i versi, in una sorta di “Villa Arzilla pop-rock”. Capii così che il suo popolo era cresciuto ed invecchiato insieme a lui e non l'aveva mai abbandonato.

Sono passati una quarantina d'anni, dopo che la nostra amicizia e collaborazione si erano stranamente interrotte. Avevo suonato nel suo LP d'esordio con la Rca, "No Mamma, No" e avevamo anche iniziato a scrivere canzoni insieme. Una di queste, "La favola mia", è diventato un brano tra i suoi più popolari e quello, secondo me, che lo rappresenta di più, almeno per gli esordi. Eravamo davvero grandi amici molto tempo fa, uscivamo in comitiva insieme con le sorelle Bertè, Loredana e Mia Martini (solo Mimì per noi) in giro per locali di Roma, sigarette e passaggi in auto per Renato, sempre a scrocco, direzione Montagnola, il quartiere dove viveva.


Bella storia, che ha anche ricordato a Verona, facendo cantare ad Elisa “Almeno tu nell'universo” la canzone di Mia in omaggio alla nostra vecchia e sfortunata amica, grandissimo talento musicale. Poi Renato ebbe un successo travolgente, meritatamente, ostinatamente, come rivela egli stesso al suo alter ego nel programma, Sergio Castellitto, con la sua grande capacità di non mollare mai, di beccarsi i no, e qualche volta gli insulti, che per anni il mondo discografico gli ha comminato, sempre però sostenuto dalla voglia di rivalsa dalle sue origini poverissime, unita a quel talento straordinario che ha avuto nel comunicare se stesso e la sua anima popolare alla gente. E suo padre, il poliziotto della Montagnola, che gli apriva la porta alle 5 del mattino senza chiedergli dove fosse andato, sapendo che un giorno o l'altro Renato ce l'avrebbe fatta.

venerdì 16 settembre 2016

Piero Montanari: ringraziamento ad uno storico bassista italiano

Il giorno del mio onomastico, il 29 giugno, ricevo questa mail che mi ha scaldato il cuore:
Salve, 
scusi se mi permetto di scriverle, sono Danilo Bigioni un bassista romano che dai primi anni 90 fa questo meraviglioso "lavoro" e, pur essendo molto discreto, mi sono forzato un po per mandarle questa mail con l'unico scopo di ringraziarla per avermi ispirato con le sue registrazioni a fare questo lavoro nella vita. Casualmente notai che a 15 anni imparavo a suonare seguendo delle linee di basso eseguite quasi sempre dallo stesso musicista, leggevo dietro il disco e c'era scritto "basso elettrico: Piero Montanari". Le registrazioni erano quelle dei miei artisti italiani preferiti del meraviglioso momento storico della R.C.A.,  e che poi molti anni dopo chissà, forse casualmente o forse no,ho avuto l'onore di suonare  sia in studio che in tour con alcuni di loro ( LITTLE TONY, TONY SCOTT, MARIO VICARI, ANTONELLO VANNUCCHI  etc.)  con cui lei aveva collaborato in passato. Insomma dopo aver trovato in rete il suo blog casualmente ho deciso di scriverle queste righe, poi dopo aver saputo della passione che abbiamo in comune per la nostra "MAGGICA" ROMA non potevo più tirarmi indietro! Detto questo le auguro una buona vita sempre con ottima musica e mi scusi ancora per averla, spero di no, disturbata. Questo è il link del mio sito, così non sarò per lei completamente sconosciuto.  http://danilobigioni.wix.com/danilobigioni    
No caro Danilo, nessun disturbo, credimi! 

martedì 13 settembre 2016

La Raggi come la canzone di Michel Polnareff, La bambolina che fa no, no.


Quindi incassiamo il definitivo “NO” della sindaca Raggi alle Olimpiadi a Roma, (un evento che comunque potrebbe accadere nel 2024
 senza la sua giunta), che a detta di tutti rilancerebbe l'economia della città, con ristrutturazioni di stadi, come il Flaminio, splendido esempio architettonico di Nervi, abbandonato a se stesso da anni, con  la costruzione di strade, servizi, case per gli atleti, indotti di ogni genere che potrebbero solo far del bene a questa meravigliosa città, ormai degradata e invivibile, che per uno nato come me davanti al Colosseo è una ferita nel cuore lacerante e continuamente sanguinante.
Ricordo, per ragioni d'età, le Olimpiadi romane del 1960 e la costruzione della via Olimpica, che ancora oggi è un importante strada di collegamento, del Villaggio Olimpico, dimora degli atleti di allora, divenuto poi centro abitativo per la gente comune. Certo, le magagne dei costruttori, gli sprechi e le tangenti sarebbero in agguato, ma basterebbe vigilare, vigilare e ancora vigilare che ciò non accadesse, che poi è il compito del Sindaco e della sua giunta. E invece no. Raggi, contro tutto e contro tutti sa dire solo no, no e no, come la famosa canzone di Michel Polnareff, La Bambolina che fa no, no, del 1966. Come quei bambini capricciosi ai quali, senza pensare alle conseguenze di un gesto che non si dovrebbe fare, daresti un sano schiaffone educativo e salvifico.
Continuano i no dispettosi e irritanti di Virginia, privi di logica politica e amministrativa, privi di un senso che per un sindaco appena eletto sarebbero l'apoteosi di un abbraccio con la sua Città, tutta schierata a sperare che le cose migliorino, ma ormai delusa da una giunta fantasma che sarebbe stato meglio organizzare per tempo, e preoccupata, dopo il plebiscito di voti che le ha dato, di aver messo una bambina alla guida di una Ferrari di F1, anche un po' scassata.
Continuano i no della Raggi irritanti e lesivi per la città (ripenso sempre a Parigi che è un eterno cantiere di migliorie, e ogni sindaco che si avvicenda vuole lasciare un ricordo di sé per i cittadini). No alle Olimpiadi, allo stadio della Roma, no a quell'assessore o no a quell'altro (Muraro, De Dominicis), ma anche no all'incontro in Vaticano con la CEI, no alla pulizia dei tombini, che è bastato un primo temporale settembrino ad allagare gran parte della città.
Ma anche no alla denuncia delle consulenze all'epoca in cui Raggi era consigliere comunale, due consulenze legali (una prestata nel 2012 e l'altra nel 2014) relative ad altrettante attività di recupero crediti da parte dell'Azienda sanitaria locale di Civitavecchia. Ma anche il non dire di aver collaborato come praticante nello studio dell'avvocato Cesare Previti, ministro della difesa di Berlusconi, fatto nascosto nel suo curriculum e nella sua biografia personale sul blog di Beppe Grillo, e un altro inutile no, per non aver detto di aver lavorato nello studio dell'avvocato Pieremilio Sammarco, anch'egli legato a Previti, che sembra poi il no più infantile (perché non dirlo?). Comprereste un'auto da questo sindaco?
Ricordo un libro fondamentale per aiutare nell'educazione dei figli i neo genitori, uscito qualche anno fa. Il libro, famosissimo, si chiama “I no che aiutano a crescere” della psicoterapeuta inglese Asha Phillip. Ci permettiamo di parafrasarlo a sfavore di Virginia Raggi, i cui “no” aiuteranno sicuramente questa meravigliosa città a precipitare dal crinale su cui si trova, a meno di un ravvedimento che tutti ci aspettiamo.

Rissa tra i Cugini di Campagna: arriva la diffida dei carabinieri.


L'estate è da sempre la stagione del nulla mediatico. Lo sappiamo bene quando, freneticamente, telecomandiamoalla ricerca di uno straccio di cosa da vedere in TV, che non sia la replica di Don Matteo con i calzoncini corti o un avanzo di magazzino del mesozioco inferiore. Se non fosse stato per le olimpiadi saremmo stramazzati per la noia. Siamo comunque stramazzati di sonno per le notti perse a seguire le gare più interessanti, e gradiremmo in futuro olimpiadi solo nel nostro emisfero. Da raccogliere firme.

Anche i giornali non scherzano d'estate, e fanno a gara a pubblicare lo sciocchezzaio più banale, che campeggiatra le notizie tragiche di attentati che non ci facciamo purtroppo mancare mai. Quindi ecco la foto in prima di Beppe Grillo in Costa Smeralda, che sale a bordo dell'Aldebaran, lo yacht da 42 metri dell'imprenditore Enrico De Marco, re della simil-pelle, per una mini crociera eptastellata. Ecco le solite foto delle super rifattone con le tette che debordano dal fuoribordo e quelle delle signorine dalle "bocche a canotto", invitate in barca probabilmente per sicurezza in caso di bisogno.
Una notizia curiosa però, risveglia i nostri sopiti istinti di cronisti, e riguarda la ormai vecchia guerra tra Nick Luciani, ex cantante biondotinto e munito di falsetto dei Cugini di Campagna e il resto della band, capitanata daifratelli Michetti. Come sappiamo Nik lasciò il gruppo nel 2014 per divergenze insanabili. Il cantante denunciava nella la più famosa band di glam-trash-pop-rock italiano: “una mancanza di collaborazione nella produzione, prove musicali inesistenti, allestimento scadentissimo degli spettacoli dal vivo”, problemi che avrebbero portato, sempre secondo Nick, “a far precipitare i Cugini nel ridicolo, togliendo a mano a mano al gruppo quella magia con la quale era nato negli anni '70 e su cui si basava”.

In seguito all'abbandono, Nick venne diffidato dall'usare il nome della band che appartiene appunto ai fratelli Michetti e il 14 agosto a Poggiomarino, nell'interland napoletano era atteso dai carabinieri che al termine di una sua esibizione nella quale aveva usato lo "storico marchio"... dei Cugini di Campagna", gli consegnavano una diffida, da cui il suo sfogo: "Ivano sta ostacolando il mio percorso da solista perché non vuole che si sappia che la formazione è cambiata. Mi impedisce di andare nelle trasmissioni televisive dove mi invitano a cantare, come quella di Barbara D'Urso. Manda diffide a tutti com

Con la canzone Senza fine, era l'estate del 1961



Senza fine... tu trascini la nostra vita... senza un attimo di respiro... Una delle più belle e struggenti canzoni italiane, che fu scritta da Gino Paoli in un evidente momento di grande trance creativa, forse perchè era il punto più alto della sua storia d'amore con Ornella Vanoni, la bellissima cantante confinata, a quel tempo, tra strehleriane canzoni della mala milanese e la ricerca di brani di qualità, e in attesa del pezzo che la lanciasse finalmente nel mondo della musica leggera.
Ed ecco arrivare dal suo Gino Senza fine, questo “Lato B” di un 45 giri, Gli innamorai sono sempre soli, che Paoli estrasse da suo primo Lp e che pubblicò nel 1961. Senza fine... tu trascini la nostra vita... senza un attimo di respiro... per sognare... per potere ricordare... ciò che abbiamo già vissuto... E fu la canzone perfetta per Ornella, alla quale Paoli la consegnò insieme al suo cuore non ancora minacciato da quel colpo di pistola che si sparò, per farla finita, quel maledetto 11 luglio di due anni più tardi, e forse proprio per lei.

E Ornella fece un gran successo di questo struggente valzerino in Mi bemolle, con un giro armonico classico per il Paoli di Sapore di sale e del Cielo in una stanza, un giro ipnotico e ritornante come il carosello di una giostrina per bambini in luna park. Senza fine... non hai ieri non hai domani... tutto è ormai nelle tue mani... mani grandi... mani senza fine. E tutto era nelle grandi mani di Ornella, che ferma così nel tempo un amore senza tempo, e ne coglie l'attimo fuggente. Non hai ieri... non hai domani... non m'importa della luna... non m'importa delle stelle... tu per me sei luna e stelle.... tu per me sei sole e cielo... tu per me sei tutto quanto... tutto quanto io voglio avere.

La canzone entrò prepotentemente nelle classifiche e ci rimase a lungo, e poi tanti artisti la vollero fare loro, anche i grandi jazzisti come l'immenso chitarrista Wes Montgomery, o il “crooner” americano Dean Martin. Un successo senza fine che continua ancora oggi da quel lontano amore tormentato di 55 anni fa, che ci riporta intatte tutte le sensazioni struggenti, le malinconie, gli odori e i colori di una estate e di una irripetibile gioventù.