martedì 26 luglio 2016

COMPLEANNO
70 anni per Edoardo Bennato, e non sono solo canzonette
Milano, 19 luglio 1980, lo stadio di San Siro si riempie di gente già dalle prime ore del pomeriggio, e non per vedere una partita del Milan o dell'Inter

Milano, 19 luglio 1980, lo stadio di San Siro si riempie di gente che accorre già dalle prime ore del pomeriggio, e non per vedere una partita del Milan o dell'Inter, ma per ascoltare il concerto di Edoardo Bennato. La data è storica, perché quei 60 mila e oltre che assistettero all'esibizione del rocker napoletano, lo fecero per la prima volta in assoluto a San Siro per ascoltare un artista. Quell'estate fu magica e fu dei record per Edoardo, che riempì anche il San Paolo a Napoli e il Comunale di Torino fino all'inverosimile, e totalizzò più di 500 mila persone in tredici date.
Bennato arriva faticosamente al successo di quell'anno, passando per strade difficili, dopo gli inizi duri con i suoi fratelli, Eugenio del 1948 e Giorgio, classe 1949 con i quali, alla fine degli anni '50 mette su un trio in cui Edoardo canta e suona la chitarra, Eugenio suona la fisarmonica e Giorgio le percussioni. Per trovare un altro raro terzetto di fratelli musicisti in Italia, bisogna tornare indietro di qualche anno, e andare dai fratelli Ciacci che, con Alberto al basso, Enrico alla chitarra e Tony alla voce, formarono i Little Tony Brothers.
Edoardo comincia a scrivere canzoni per altri artisti all'inizio dei '70: i “battistiani” Formula Tre, Bruno Lauzi ma anche Bobby Solo, fino che a Milano, dove si era recato per gli studi di architettura, non incontra il produttore Alessandro Colombini che lo spinge a incidere il suo primo LP, Non farti cadere le braccia, che però non ha successo. Il mondo musicale accetta con difficoltà quello strano one man band con gli occhiali scuri che suona, alla maniera del suo maestro Bob Dylan, la chitarra e l'armonica a bocca, tenuta su da quella buffa protesi intorno al collo, e canta parole con vocali aperte e strascicate, tanto da spingere il direttore artistico della Ricordi, Lucio Salvini, a suggerigli di piantarla con la musica e fare l'architetto.
E invece Edoardo non gli dà retta e macina canzoni e dischi. Se ne conteranno almeno una ventina in studio e dieci dal vivo, senza contare gli innumerevoli singoli, e poi i concerti, che sono stati la vera forza portante del successo di questo splendido rocker partenopeo che in quanto a gusto e capacità creativa può permettersi di guardare dall'alto i suoi epigoni arrivati dopo di lui, ma che di Bennato non hanno né la classe, né l'originalità.
Un album antologico pubblicato nel 2002 e una canzone su tutti, "L'isola che non c'è", un brano alla maniera di Bennato, con la chitarra acustica e l'armonica in primo piano, una dodici corde che entra nella seconda strofa, un accompagnamento di archi cameristici e un leggero tappeto di tastiere a puntualizzare questa delicata canzone di Edoardo. Ascoltandola per l'ennesima volta senza stancarci, ci raccontiamo per l'ennesima volta che non sono solo canzonette e lo ricordiamo rispettosamente all'eterno Peter Pan del rock, insieme a tutti i nostri auguri.

domenica 17 luglio 2016

Virginia Raggi e i topi di Roma

TOPOROMA E TOPONOMASTICA
La città di Topolinia di Virginia Raggi
La sindaca ha pensato bene di rispondere al problema sorci e quindi alla spazzatura in generale, con la Rete
di Piero Montanari

Walt Disney, l'immenso creatore di Topolino, Paperino & Soci, se fosse ancora con noi si divertirebbe molto per le prime sortite della neosindaca Virginia Raggi, la quale, come sappiamo, ha risposto all'invasione dei topi romani presenziando la zona dove alcuni ragazzini hanno ripreso l'invasione dei ratti, contandoli e postando il filmato sulla rete.
La sindaca ha pensato bene di rispondere al problema sorci e quindi alla spazzatura in generale, con una strategiache non si distacca di molto da quelle in uso M5s, e cioè la Rete (attenzione, non una per intrappolare i topi...). Ha infatti chiesto ai cittadini di inviare Twitter e segnalare le zone più degradate, usando un ashtag, #romapulita, che potrebbe dare seguito a #romaviatopi o, in subordine #romacaccialasorca (che potrebbe però confondere le idee) o anche #romasenzazoccole, che pure, interpretandolo male, scontenterebbe molta gente.
Ma qui entrerebbe in ballo Walt Disney che della Raggi (ma anche Ratti a questo punto) creerebbe subito un personaggio per i suoi amati fumetti: la Topasindaca di Toporoma, che crede che la Toponomastica sia la mappa per individuare i topi e mettere le trappole, eterodiretta da Grillotopo e Topoleggio, sostenuta da Topodimaio e Dibattistatopo che va in giro per le strade di Toporoma a multare chi sporca.
Ce lo aspettiamo dai creatori di storie di Topolino, magari suggerendo loro di fare attenzione a scrivere Paperopoli e non “Parentopoli” per indicare la nuova ondata di incarichi di sottogoverno che pare stiano distribuendo – come si legge su tutti i quotidiani - a mogli, fidanzate, portaborse e amici. Proprio quello che il M5s ha da sempre combattuto, ma che ora sembra tornare come un virus che colpisce le giunte romane di ogni simbolo e partito. Trecento nomine per sedersi al banchetto e, dopo pranzo, riposino con caffè, amaro e Topolino.

domenica 10 luglio 2016

La Lazio di Lotito

SOLITUDINE
Claudio Lotito, il bambino che giocava sempre da solo
Qualcosa è andato storto e il giocattolo si è rotto: Bielsa non si è mai presentato, praticamente un ologramma, un avatar
di Piero Montanari

La storia del mancato accordo tra il presidente della Lazio Claudio Lotito con l'allenatore argentino Marcelo Bielsa e la sua conseguente ritirata dal sapore di fuga precipitosa, fa sprofondare il già depresso tifoso biacoceleste nel peggiore dei buchi neri. Costretto a sopportare ormai da molti anni, un presidente che non ama, e che ha annichilito la sua speranza di poter costruire una squadra competitiva e forte, il tifoso laziale si era aggrappato al miracolo di quest'ultimo appello, un allenatore di grande fama, chiamato dal presidente per ricostruire competitività e vittorie. Ma qualcosa è andato storto e il giocattolo si deve essere rotto: Bielsa non si è mai presentato, praticamente un ologramma, un avatar, un fuoco fatuo, mai visto né sentito e forse non ha mai superato quella linea di confine che segna il mondo virtuale da quello reale.
Nessuno conosce, data la comunicazione inesistente di Lotito, cosa abbia provocato la rottura e la fuga del “Loco” Bielsa dalla panchina biancoceleste. I motivi sono tanti quante sono le illazioni che continuano a riempire i giornali e i social, mentre come allenatore della Lazio sarà di nuovo confermato Simone Inzaghi, il piano “B” che, secondo molti tifosi, è stato da sempre il piano “A”.
Prendendo atto dell'evidente narcisismo di cui soffre Lotito, era difficile immaginare che avrebbe avallato direttive e soprattutto acquisti e cessioni suggeriti da altri che non fosse lui... Qualcuno, amante della dietrologia, sostiene addirittura che il presidente crea artatamente situazioni di pericolo per rinnovare il contratto alla sua scorta, che ovviamente è pagata dalla comunità. Sappiamo chi è Claudio Lotito, una persona arroccata in una torre d'avorio, che non parla con nessuno, che si sente minacciato, sedicente vittima di una specie di sindrome che ricorda quella di Mussolini a Salò, e che potrebbe sfociare in quella di Hitler nel bunker...
È evidente che è una persona che non si relaziona facilmente. Deve essere stato quel bambino che non prestava i giocattoli a nessuno, magari li rompeva piuttosto che darteli o giocare con te, o quel bambino capriccioso che se ne andava via col pallone quando si era stufato di giocare, anche se il pallone non era il suo.