sabato 23 novembre 2013

La posizione della Siae sul Teatro Valle occupato



di Piero Montanari 

Mi riferisco all'articolo pubblicato quest'oggi, 22 novembre 2013 su Globalist (www.globalist.it), da Cesare Basile, il cantautore vincitore al Premio Tenco per il miglior album in dialetto (vedi il link in fondo all'articolo). Basile ci dice che non ritirerà il premio per polemica nei confronti della Siae - partner importante dello stesso - per la posizione del suo Presidente Gino Paoli e del Direttore Generale Gaetano Blandini riguardo l'occupazione, ormai di quasi tre anni, del Teatro Valle di Roma da parte di un gruppo di attori e di tecnici. Come si evince dall'articolo che la Siae pubblica sul suo sito (e che ritengo corretto per chiarezza riportare fedelmente), mi pare ci siano delle ragioni importanti da valutare e, volendo, anche condividere.

"Da 131 anni, la Società Italiana Autori ed Editori, opera in un regime di piena e totale legalità. Il nuovo Statuto della SIAE è perfettamente in linea con la bozza di Direttiva Europea sulle Società di collecting. In tutti gli altri paesi del mondo, le Società di collecting hanno un monopolio di fatto. La questione del monopolio è quindi da parte degli occupanti del Teatro Valle, una "foglia di fico" o meglio un alibi per spostare i termini della questione.

Da tre anni operano in un regime di totale illegalità. A parte il mancato pagamento del diritto d'autore, agli occupanti del Teatro Valle si deve: la totale evasione fiscale, il mancato pagamento dei contributi previdenziali Enpals, la totale ed assoluta mancanza di qualsivoglia misura di sicurezza per autori, tecnici e spettatori.

I tanti teatri che a Roma operano in un regime di legalità, hanno dovuto sopportare, in questi anni, una concorrenza sleale tanto da registrare le proteste, cadute nel vuoto, dei tanti artisti che pure in un primo momento li avevano sostenuti: dal M° Giorgio Albertazzi ("Chi occupa fa le regole? No, non mi convince"); a Marco Lucchesi ("Non capisco come sia tollerata e si tolleri la situazione del Valle"); a Pino Quartullo ("hanno creato là dentro un regime militaresco; fanno scelte arbitrarie a nome di non si sa chi"); ad Armando Pugliese (" Chi doveva - leggasi le Istituzioni - non è intervenuto per paura di far la figura dei reazionari").

A tutto ciò si aggiunge lo stato di degrado assoluto di un bene pubblico che appartiene a tutti i cittadini. Questi signori non possono essere interlocutori credibili e fanno tornare alla memoria le parole del M° Pasolini sui "figli di papà" di Valle Giulia.

Alla SIAE aderiscono oltre 100.000 autori ed editori che pagano le tasse e da 131 anni alimentano la cultura del nostro paese. La SIAE è pronta e disponibile a confrontarsi con tutti su tutto, ma non è disponibile a confrontarsi con chi opera nella totale illegalità e non si comprendono i motivi per cui da tre anni le Istituzioni consentono questa "zona franca" di totale illegalità.                             "http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=51567&typeb=0&Ecco-perche-non-ritirero-il-Premio-Tenco

La Roma diventa più gialla che rossa


di Piero Montanari
Socio Cina? Sayonara! Sembra una battuta di qualche anno fa (anche se sayonara è un saluto giapponese non cinese). Però la notizia è vera e la riportano tutte le agenzie: il cinquantanovenne Wang Jianlin, l'uomo più ricco della Cina, con un patrimonio di 8,6 miliardi di dollari, presidente della Dalian Wanda Group, la più grande impresa immobiliare cinese e grande appassionato di Arte (e di calcio) è l'investitore interessato all'acquisto di quote consistenti della A.S. Roma.

Pare che Jianlin sia interessato a rilevare le quote che ora sono in possesso dell'Unicredit, così da risolvere l'anomalia che la Roma si porta dietro da quando i Sensi la vendettero a James Pallotta e ai suoi soci americani, ma con l'Unicredit a detenere il pacchetto di maggioranza per via del debito davvero consistente che i Sensi contrassero per mandare avanti la Magica negli anni.

Ora, se l'affare si dovesse concludere, mi fa sorridere un po' l'idea che soci americani e cinesi, in un futuro immaginabile, possano mettersi seduti insieme attorno ad un tavolo e decidere le sorti di questa squadra. Due culture così diverse politicamente e culturalmente, unite - non dall'amore per la Roma, che sarebbe pure cosa buona e giusta - ma dalla forma selvaggia di capitalismo che li fa essere assolutamente identici: uno con il libretto rosso di Mao dimenticato impolverato in un cassetto della sua villa miliardaria, magari sotto al Picasso "Claude e Paloma" (i figli del grande Artista spagnolo) che pochi giorni fa si è regalato per la modica cifra di 28 milioni di dollari, e gli altri, gli americani, che tra catene di pizzerie, negozi di mozzarella e squadre di basket non fanno distinzione, e da bravi Decio Cavallo (vi ricordate l'americano in Totò truffa che compra la fontana di Trevi a Totò e Nino Taranto?) si "accattano everithing", al grido di "facimme o' bisiness" a tutti i costi, un business che non conosce confini, e soprattutto amori sconfinati, come solo un tifoso vero può avere per la sua squadra.

Se l'acquisto della Roma da parte del magnate cinese dovesse andare in porto, speriamo almeno che in questa accozzaglia economico-etnico-culturale si possa andare d'accordo, altrimenti potrebbe scoppiare qualche incidente diplomatico o, magari, pure una terza guerra mondiale.

Muore Tullio De Piscopo, anzi no


di Piero Montanari
È da un paio di giorni che sui social network si è diffusa a macchia la notizia della morte di Tullio De Piscopo, il bravo percussionista napoletano celebre per i suoi brani dance anni '90, "Andamento lento" su tutti.

La notizia, per fortuna, si è rivelata "fake", un falso, una bufala della Rete ed è stata smentita prontamente da molti suoi amici, dalla pagina dei fan di facebook e dallo stesso Tullio, che dice di stare benissimo. Lo immaginiamo, da buon napoletano, scatenarsi in risate liberatorie e scaramantici gesti apotropaici. "Mi allunga la vita", ha detto semplicemente, rispolverando la vecchia diceria che chi viene dato per morto e non lo è, vive più a lungo. Era successo anche a Eduardo De Filippo e Lino Banfi.

Di sicuro, da partenopeo d.o.c., Tullio saprà che nella Smorfia Napoletana (la serie numerica che spiega gli accadimenti umani da giocarsi poi al lotto) la sua morte presunta potrebbe essere rappresentata prima dal 47 (O' muorte che parla) ma anche dal n° 30 (O' burlone muorte) se non addirittura dal 72 (O' muorte pe' finta) che nel caso di Tullio, a pensar male, potrebbe essere il vero numero di tutta questa storia, forse inventata proprio dal protagonistra per farsi pubblicità.

Dopo aver appreso la notizia - ancora non smentita - della morte di Tullio, ho incominciato a preoccuparmi seriamente di dover parlare un'altra volta della fine di un artista, in quest'anno che ha visto la scomparsa di tantissimi protagonisti del mondo dello spettacolo; e poi Tullio è un amico col quale ho suonato spesso e il dispiacere sarebbe stato davvero grande.

La falsa notizia mi rallegra, anche alla luce di qualche collega che mi ha lusingato per come ho - diciamo così - trattato precedentemente la materia, ed esortato ad occuparmi del suo necrologio, nel deprecato caso in cui, immaginando il tutto sottolineato da una gigantesca 'grattata'.

venerdì 15 novembre 2013

Sorcino Renato finisce nella trappola del truffatore.


di Piero Montanari
Una notizia appare oggi su molti quotidiani, che se non fosse per i suoi protagonisti e l'epilogo tragico, sarebbe la solita banale truffa del mediatore economico, o "financial broker" che, con la promessa di facili guadagni e sovente la distrazione di denari sottratti al fisco, rastrella in giro capitali da investire a danno di possidenti che si credono furbi e ai quali carpisce fiducia e milioni.

Un altro "Madoff dei Parioli" di grande prestigio, Giovanni Paganini Marana, una garanzia per generazioni di investitori alto borghesi, artigiani esclusivi, antiquari di piazza di Spagna, gioiellieri di altissimo lignaggio, famiglie nobili, artisti famosi (pare che anche il povero Renatino Zero sia caduto nella trappola, ma anche Diletta D'Andrea, moglie di Gassman) élite conosciute nelle frequentazioni di circoli esclusivi romani, dove non si entra senza un pedigree nobile o milionario.

Come se non fosse bastata l'esperienza di Gianfranco Lande, il primo cosiddetto "Madoff dei Parioli", accusato di aver ideato un raggiro da oltre 170 milioni di euro, raccogliendo i risparmi di imprenditori, professionisti, gente dello spettacolo e vip, (tutta la famiglia Guzzanti, il papà Paolo, Sabina, Caterina e Corrado), Davide Riondino, al quale Lande sottrasse una somma piuttosto ingente, e che disse sconfortato ad una radio: "Sono un evasore pentito, me ne dispiaccio. Ho avuto un incidente tecnico che non consiglierei a nessuno." E ti credo, diremmo noi.

L'epilogo tragico di questa storia, che vede la denuncia al pm Luca Tescaroli di quarantaquattro dei centosessantuno investitori della truffa di Paganini Marana, è che il broker il 7 settembre del 2012 si gettò dalla finestra del suo studio, evidentemente distrutto dall'insostenibile idea dello scandalo che di lì a poco sarebbe esploso.

La storia è brutta e fa riflettere perchè, se fossi nei panni di un investitore, eviterei di portare i miei risparmi in studi di broker situati nell'elegante quartiere Parioli di Roma. Ormai è chiaro che da quelle parti tira una brutta aria, un vento di sòla, a proposito di espressione romana, e forse sarebbe meglio accontentarsi della banchetta sotto casa e dell'anonimo impiegato che ti offre, al massimo, il 3,75% tax escluse, (semprechè poi uno abbia qualcosa da risparmiare, che oggi è rara avis).

Un'ultima banale considerazione, che però va fatta. Se esiste un truffatore, c'è sempre un truffato che lo sdogana, diventandone complice suo malgrado, forse per quello strano desiderio di affarismo a tutti i costi che per noi umani rappresenta una droga irrinunciabile.

venerdì 1 novembre 2013

Roma, la magia della semplicità.

di Piero Montanari
Che fantastica storia la Roma di Garcia! 10 partite, 30 punti. Mai successo nella storia del calcio italiano, una vera magia. Non per niente la Roma viene definita dai suoi tifosi 'A MAGGICA, con la "G" bella pesante. Davvero, questa Roma dal gioco lineare, può insegnare che il calcio più semplice lo fai, più risultati ottieni.

Mentre invece la grande difficoltà che spesso fa la differenza, come nel caso della Roma, è la coesione del gruppo attorno ad un allenatore credibile che ha la capacità di rispettare e farsi rispettare con la sua autorevolezza. Il resto lo fanno i giocatori che non aspettano altro se non mostrare le loro capacità in campo. Poi, e forse questa è magia vera, entra in ballo la cosiddetta "trance" sportiva, che mette in moto meccanismi davvero incredibili nella testa e quindi nel corpo di chi gioca, che non ti fa sentire la stanchezza, ti fa correre il doppio, ti fa diventare giocatore migliore di quello che sei.

Accade quando vinci, quando migliaia di persone ti sostengono col tifo e col pensiero, una sorta di catarsi pubblica che fa scattare le endorfine, che fa entrare il pallone nella porta avversaria. Se vogliamo chiamarla magia forse non sbagliamo del tutto, anche per chi non crede nell'innaturale, per chi non crede che esiste una magia che faccia vincere ad una squadra dieci partite di seguito, che non esiste un dio del calcio che decida le sorti di questo o di quello, al di là dei pali o degli errori arbitrali, della ingerenza dei poteri forti o delle scommesse, per chi non capisce come sia possibile che una squadra, per due anni senza un briciolo di volontà e di risultati, dopo aver perso un importante incontro il 26 maggio scorso, possa diventare la squadra che tutta l'Europa calcista guarda con stupore per i suoi record, le dieci partite di fila vinte.

Sarà pure vero che i record sono fatti per essere battuti e forse qualcuno, magari tra qualche anno, ci riuscirà. Ma tutti, da ora in poi, dovranno fare i conti con questo siglato dalla Roma di Garcia, difficile, molto difficile da eguagliare. E forse non è ancora finita.