venerdì 30 novembre 2012

Totti e la Pietà di Michelangelo

di Piero Montanari

Vi ricordate Laslo Toth? Un nome che ai più giovani dice poco o nulla. Fu lui, il folle che il 21 maggio del 1972, nella basilica di San Pietro, prese a martellate la Vergine Maria della Pietà, la famosissima statua di Michelangelo con la Madonna che tiene in grembo il Cristo morto, una delle più belle opere d'arte mai concepita.
L'uomo, un demente di origine ungherese ne ruppe alcune parti, al grido "Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte", finché non fu bloccato da un giovane carabiniere che era lì casualmente e che salvò la Pietà, bontà sua.

Mutatis mutandis, questa storia mi è tornata in mente oggi, quando ho letto dello scempio perpetrato ad un bellissimo murales di Francesco Totti (si, proprio lui, il capitano della Roma), che campeggia in un muro di uno dei quartieri più popolari e più romanisti, in senso tifologico, della capitale: il Rione Monti (io sono nato in quello attiguo, il Celio, infatti si chiama Celio-Monti) che è anche stato scelto come dimora da importanti artisti e uomini di cultura. Uno su tutti il compianto Mario Monicelli.

Ebbene, il murales di Totti, che fu sapientemente dipinto da un artista del genere al dì della vittoria della Roma nel campionato 2001-2002, ha subìto il taglio della testa e quello della. fascia di capitano. Insomma, una specie di Lazlo Toth probabilmente della Lazio, come da firme lasciate sotto il murales, che si è accanito contro l'effige del capitano che era su quel muro da più di dieci anni, in bella mostra e in uno dei suoi famosi gesti atletici.

Nessuno inorridisca, per carità, non pretendo di paragonare il murales di Totti alla Pietà michelangiolesca, me ne guardo bene, ma il gesto "blasfemo" e di odio che ha mosso la mano dell'anonimo detrattore potrebbe essere lo stesso. Un gesto iconoclasta e certamente non di pacificazione collettiva, proprio il giorno dopo le maglie "NO RACISM" indossate dai giocatori della Lazio contro il razzismo, e volute a seguito della bella iniziativa dell'amico Giancarlo Governi e del nostro Globalist.

mercoledì 28 novembre 2012

SIAE: Il Medioevo prossimo venturo



di Piero Montanari
Verdi, Moravia, Malipiero, Carducci, De Amicis chissà cosa direbbero leggendo il nuovo Statuto della Siae, disegnato ad arte sui desiderata delle grandi major editoriali e degli "autori ricchi" (riccautori e riccheditori, sono miei neologismi e ne vanto il diritto), ed approvato con spocchia e orecchie da mercante da questo governo, senza che lo stesso prestasse il minimo ascolto alle tante richieste e denuncie della sconfinata base di autori medio-importanti che costituiscono l'ossatura fondamentale dell'Ente e ne consentono di fatto, con il loro lavoro, la sopravvivenza.

E che sopravvivenza! Stipendi favolosi a dirigenti e funzionari, plurimensilità e benefit importanti, indennità fantasiose (come quella dell'epifania o per l'uso del computer), inutili sperperi pagati dagli Autori che solo in questi ultimi mesi i commissari straordinari e il direttore generale hanno cercato di limitare, con colpi di mannaia vibrati nel mucchio, infliggendo danni anche a vecchi soci inermi ai quali è stato tolto loro l'assegno di solidarietà. Ricordiamolo ancora: una somma modesta mensile che era frutto di accantonamenti di tutta una vita di Autore e che nulla costava alla comunità, ma utile a molti di loro per sopravvivere.

Questa "Siae dei ricchi" che si delinea cupamente da questo Statuto, "difficilmente, potrà sopravvivere alle fortissime tensioni tra i suoi associati determinate dall'adozione di regole profondamente ingiuste prima ancora che illegittime, che consegnano la Società nelle mani dei più ricchi, relegando i più numerosi al ruolo di gregari" come sostiene Guido Scorza in un suo recente articolo sul Fatto Quotidiano, e le cui parole che mi sento di quotare totalmente.

Sta di fatto che, con queste regole e con i pochi, anzi pochissimi che decideranno per tutti, saremo fuori dall'Europa delle società di collecting, non recependo una delle direttive più importanti che a luglio scorso, con un comunicato, erano state emanate dai consigli europei. In tutte le società del vecchio continente gli Autori contano di più (2/3 contro 1/3) degli editori che sfruttano di fatto il lavoro creativo di altri, e che quindi hanno necessariamente meno potere. Ma noi siamo italiani, un'altra storia!

Non sarà difficile che alle parole di Scorza seguirà il cupio dissolvi della Siae, una morte lenta e autoinflitta che qui nessuno di noi auspica, ma che sembra inevitabile, dati i presupposti.
Ora cosa accadrà? A marzo prossimo, ci saranno le elezioni degli organismi dirigenti interni della Siae, alle quali sarà chiamata a partecipare la base degli Autori italiani iscritti all'Ente, che però dovrà vedersela con regole che faranno di queste consultazioni, delle elezioni - fantoccio, dove si sa già chi vincerà e chi comanderà: non un'aristocrazia in senso aristotelico, (nell'antica Grecia il governo dei "migliori") ma un'antidemocratica oligarchia fatta di ricchi tra i quali, sicuramente, troveremo gli autori di qualche grande successo economico dello scorso anno, con il placet dei nostri governanti ma di sicuro non con quello di Verdi, Moravia, Malipiero, Carducci, De Amicis che si rivolteranno, per l'ennesima volta senza pace, nelle loro tombe.

domenica 25 novembre 2012

Gli Autori Siae contro il ministro Ornaghi

di Piero Montanari
Abbiamo dato conto molte volte su queste pagine, con una nutrita serie di articoli, del grave problema di democrazia che si stava manifestando da tempo all'interno della Siae, la Società Italiana degli Autori ed Editori. Cominciò tutto con il commissariamento, più di un anno fa, che portò alla cancellazione dell'assegno di professionalità ai vecchi Autori, una somma modesta mensile che era frutto di accantonamenti di tutta una vita e che nulla costava alla comunità, ma utile a molti di loro per sopravvivere, soprattutto per chi era ormai fuori dal mondo del lavoro.

Non paghi di questo iniquo colpo di scure i commissari, con l'assenso del ministro del Mibac Ornaghi, hanno prodotto un nuovo Statuto della Siae in via di prossima approvazione che pone fine, nell'Ente, a qualsiasi barlume di democrazia.
Queste furono le parole del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Paolo Peluffo, all'indomani della pubblicazione su alcuni giornali dei contenuti del nuovo statuto Siae:
"Diventerà realtà una delle forme più aberranti di democrazia: quella per cui il voto di un ricco vale di più, molto di più del voto degli altri. Si prevede un meccanismo di voto ponderato in base al quale ogni associato, in regola con il pagamento dei contributi associativi, ha diritto ad esprimere in assemblea un voto come singolo nonchè un numero di voti pari ad ogni euro di diritti d'autore percepiti dalla Siae nell'anno precedente".

Quindi, ammesso che Ennio Morricone incassi ogni anno un milione di euro, il suo voto vale 1 + un milione di voti. Alla faccia della democrazia diretta!
A fronte di ciò, il CREA, Unione delle Opere dell'Ingegno, un'Associazione che comprende la maggioranza degli Autori Italiani, ha emanato e diffuso alla stampa un comunicato che riporto qui sotto, nel quale c'è un preciso richiamo alle responsabilità del Ministro Ornaghi che mai, e ribadisco mai, ha voluto ascoltare le istanze di una così larga maggioranza di Autori che tanto lavoro e Cultura hanno prodotto per il nostro Paese.
Comunicato CREA Unione delle Opere dell'Ingegno

CON IL NUOVO STATUTO NASCE LA SIAE DEGLI EDITORI ANTIDEMOCRATICA E CONTRO LA CULTURA ITALIANA

Con l'avvenuta firma di approvazione del Ministro Ornaghi, si avvia alla fase conclusiva l'iter del "Nuovo Statuto della SIAE SpA".
La SIAE dei ricchi, i cui Organi Sociali saranno con ogni probabilità formati dalle 3 Case Editrici Multinazionali (Universal, Sony, Warner) e da alcuni Editori nazionali (primo tra i quali Sugar), alla cui corte si sono accodati Mogol, Gino Paoli, e uno sparuto gruppo di Autori appartenenti al mondo della Musica cosiddetta "leggera"

Probabilmente il convincimento del Ministro Ornaghi dovrebbe essere stato quello di considerare questi signori i più qualificati a rappresentare 'in toto' la Cultura Nazionale. Infatti ha ricevuto personalmente una loro delegazione il 31 Luglio scorso, prendendo atto della loro completa condivisione delle norme della bozza di statuto, così come elaborata dai Sub Commissari Stella Richter e Scordino.
E, probabilmente, il Ministro ha considerato dei minus habens gli Scrittori, gli Autori di Cinema, di Teatro, della Televisione, i Musicisti di Lirica, Musica contemporanea, Jazz, colonne sonore per film e spettacoli televisivi e tutti quelli rappresentanti la stragrande maggioranza della sempre cosìddetta Musica "leggera" (Vasco Rossi, Zucchero, Battiato, I Pooh, la PFM, etc.) che, uniti sotto la sigla CREA - Unione Opere dell'Ingegno, l'avevano invitato ad incontrare urgentemente una loro delegazione per ridiscutere la bozza di statuto, richiesta che, inoltrata la prima volta agli inizi di Agosto, si è ripetuta a Settembre, poi a Ottobre generando come risposta null'altro che un assordante silenzio.

A questo punto è d'obbligo rivolgere al Ministro Ornaghi, fresco reduce dagli "STATI GENERALI DELLA CULTURA" tenutasi al Teatro Eliseo di Roma alla presenza del Presidente della Repubblica, alcune ovvie domande:

1) E' Lei d'accordo sul fatto che la SIAE ha fino ad oggi contribuito positivamente, anche se in forma sicuramente perfettibile, a tener viva la Cultura Nazionale attraverso la riscossione e la ridistribuzione del Diritto d'Autore"?
2) E' Lei d'accordo che le Opere dell'Ingegno nascono dagli Autori e che quindi questi sono il fulcro e la centralità creativa che genera il Diritto d'Autore ?
3) Se la creatività è Cultura e quindi non sempre riducibile ad un contenuto esclusivamente economico, come ha potuto sottoscrivere uno statuto che tende a trasformare la SIAE in una SpA ?
4) Ciò premesso, perchè ha personalmente ricevuto il 31 Luglio scorso una delegazione della Federazione Autori, della quale facevano parte Gino Paoli e Mario Lavezzi, mentre le reiterate richieste di un incontro formulate da CREA ed aventi per oggetto il nuovo statuto SIAE, non sono state considerate degne di una qualsiasi risposta nonostante CREA rappresenti la maggioranza assoluta degli Autori di tutti i generi? Ricevendo gli uni e non gli altri, non Le è sorto il dubbio sulla parzialità del suo operato?
5) Perchè Lei, nella relazione che ha letto in occasione dell'audizione in Commissione Cultura della Camera, ha ribadito per ben due volte la Sua opposizione a che gli Organi Sociali della SIAE possano essere costituiti da 2/3 di Autori e 1/3 di Editori? E' Lei al corrente che in tutte le maggiori Società di Autori Europee è da sempre applicato questo tipo di rapporto?
6) Lei ritiene invece che sia corretto il rapporto paritario 50% Autori e 50% Editori. Ma in questa nuova SIAE SpA, si rende conto che il peso economico (e quindi il potere) del 50% Editori è di gran lunga maggiore di quello corrispondente degli Autori?
7) Come considera che la Commissione Cultura della Camera, nel corso dei contatti informativi durati alcuni mesi atti ad approfondire e chiarire tutta la complessa gestione della SIAE, sia pervenuta a criticare fortemente la proposta di nuovo Statuto considerandolo ingiusto, arrivando a condannare l'abolizione del Fondo di Solidarietà e a proporre una Commissione di inchiesta sull'operato dei Sub Commissari e del Direttore Generale?
8) Non pensa che il premio elettorale per censo sia in netta contraddizione con la sentenza del Consiglio di Stato che abolì la qualifica di Socio in quanto non riteneva giusto differenziare gli iscritti in base ai guadagni e che sia fortemente anti democratico?
9) Alla luce di quanto sopra, non ritiene opportuno un giustificato ripensamento sui contenuti di questo statuto, rimandando la data della sua ufficializzazione in modo da evitare
a) una insanabile frattura nella base associativa (sono più di 100.000 gli iscritti alla SIAE)
,b) un insulto a quello che è il fronte della Cultura Nazionale(fatto certamente non di soli ricchi),
c) uno scollamento ancor più evidente dai principi che regolano le Consorelle Europee (SACEM, GEMA, SGAE, etc) e, soprattutto,
d) la scelta di dover ricorrere per forza ad azioni, anche plateali, che non fanno parte integrante della nostra natura?

CREA Unione Opere dell'Ingegno

(CREA Unione Opere dell'Ingegno UNCLA ACEP SNS MAP ANAC FIPI AGST ANART AUDIOCOOP SLSI ANPAD ASSTeatro COMITATO MILLESOCI)

martedì 6 novembre 2012

Funerali fascisti, funerali squadristi

di Piero Montanari
Vedere le immagini drammatiche del funerale di Pino Rauti, con tutte quelle braccia tese nel saluto romano, le urla e gli slogan fascisti, i richiami al duce Mussolini, e al "Boia chi molla", è stato terribile, perché mi ha riportato, con un flashback, ad un giorno di febbraio di sei anni fa, quando partecipai, pieno di dolore per la scomparsa di uno dei miei più cari amici, al funerale di Romano Mussolini, ultimo figlio di Benito, papà di Alessandra, e jazzista di fama internazionale.

La chiesa dei Santi Angeli Custodi, la sua parrocchia di piazza Sempione a Roma, non ostante la sua ampiezza, era gremita all'inverosimile. Tra la tanta gente comune, gli amici e i parenti stretti, era piena di noi musicisti, con i quali Romano aveva suonato per l'intero arco della sua esistenza il jazz, grande passione e suo unico lavoro.
Ci fu quella volta anche un piccolo tributo musicale, suonammo tutti per Romano, e Lino Banfi - che era presente insieme a tanti altri personaggi dello spettacolo - sentenziò: "Mi ricorda proprio un funerale di New Orleans. Per me i funerali dovrebbero essere tutti così".

Insomma, per quanto possa stridere il concetto, era proprio un bel funerale, sereno e ammantato di sincero dolore per la scomparsa del caro Romano.
Però, al termine del rito funebre, quando il feretro uscì dalla chiesa, fu accolto da centinaia di militanti di destra al grido di: "Camerata Mussolini, presente", e poi ancora "Duce, Duce" e "Eia Eia a là là". Militanti di estrema destra esposero anche una bandiera nera con il volto di Benito Mussolini e sotto il motto: "Credere, obbedire e combattere". Ecco che il "bel funerale" si trasformò in un attimo, in una manifestazione di nostalgici fascisti, molti dei quali vestiti in camicia nera e con i gagliardetti della X Mas.

Lo stesso è accaduto al il funerale di Rauti nella basilica San Marco a Roma. La folla, che già aveva iniziato lo "show" con il grido "Camerata Pino Rauti presente" per tre volte, e forse aizzata dall'arrivo del "nemico" Gianfranco Fini, ha tirato fuori il peggior repertorio fascista: da "Boia chi molla" a "Badoglio, Badoglio", inveendo contro Fini, per continuare con gli immancabili "Duce, Duce" e "Eia Eia a là là", e a contestare pesantemente con sputi e "buu" il presidente della Camera, reo di aver tradito, con la svolta di Fiuggi, gli ideali del neofascismo italiano.

Ideali che invece l'ex segretario del Mis e poi del Movimento Sociale-Fiamma tricolore portò avanti caparbiamente per tutta la sua vita.

Sembra proprio che il fascismo sia sempre in agguato, in attesa di eventi per rigurgitare.