giovedì 29 marzo 2012

Serenata a Fede dalle pagine del Corriere











di Piero Montanari
 
Campeggia su tutte le notizie di cronaca, quella dell'esautorazone di Emilio Fede da Mediaset. Non nascondo un certo piacere sottile nell'apprendere che il prono, schierato, innamorato perso, fazioso, testardo, incrollabile, fedele, pornografico, incazzoso, maschilista, gambler, e un po' "sola" Fede sia stato mandato via dal Tg4, sostituito da Giovanni Toti, direttore responsabile di Studio aperto.

Emilio, il fido amante di Berlusconi, beccato - tra le tante - con la valigetta piena di milioni in svizzera, davanti alla banca, come il peggiore degli spalloni, a nascondere al fisco italiano i suoi risparmiucci. Proprio lui, che a ottant'anni suonati, si aspettava onori dal suo "Padrone", la direzione artistica di Mediaset ed altri incarichi di valore, tanto per passare tranquillamente divertendosi, la sua pensioncina dorata.

Proprio lui, dopo anni di cieca dedizione, spesso sfociata nel ridicolo più cabarettistico che giornalistico, nascondendo le notizie contro il suo Silvio e mostrando solo quelle buone, esempio del peggior giornalismo di bandiera, da raccontare ai nostri nipotini davanti al caminetto, come le cose che non si debbono fare nella vita, col ditino indice che fa "no".

Ebbene, a quest'uomo criticabile per questo e tutte le tante altre cose (conosco persone che hanno avuto con lui pessimi momenti al gioco d'azzardo.) Aldo Grasso, oggi sul Corriere della Sera, concede l'onore delle armi, come fosse un grande e rispettabile "nemico" che perde la sua guerra, e lo rispetta, elogiandolo come giornalista, riconoscendogli vari scoop o conduzioni storiche, come quella della notte fra il 16 e il 17 gennaio 1991, quando scoppiò la guerra del Golfo e, collegato con New York e con Silvia Kramar, diede per primo in tv la notizia dei bombardamenti di Bagdad.

O come quando, sotto la sua direzione, il Tg1 raccontò la tragedia della morte di Alfredino Rampi, a Vermicino, cambiando di fatto l'uso della televisione. Grasso, a questo discutibile giornalista dedica un apologo, stranamente, quando sappiamo bene quanto sia difficile avere una parola di conforto dal caustico Aldo, che sui suoi corsivi corrosivi nella sua rubrica "A fil di Rete" non risparmia bordate a nessuno.

Quindi, in questa ghiotta occasione che avrebbe potuto diventare paradigma della cattiveria del Grande Spauracchio, Grasso stavolta è gentile con Emilio Fede, gli concede le armi e lo saluta con affetto. Chi ci capisce è bravo: o è Bastian Contrario militante o semplicemente patologicamente schizofrenico.

giovedì 15 marzo 2012

Siae, la Serva Padrona



di Piero Montanari
 
Per primi abbiamo iniziato a raccontare, tre mesi fa su queste pagine, che la Siae, a cominciare dal 1 gennaio di quest'anno, ha tolto l'assegno di professionalità ai suoi soci sessantenni i quali, nel corso della loro carriera di Autori, avevano maturato il diritto di percepimento.Unitamente a questo piccolo emolumento di 600 euro mensili lordi, gli Autori percettori (ricordiamo, 1085, ed ora purtroppo 1081 dopo la morte di Fruttero, Bigazzi, Lucio Dalla e Lucia Mannucci dei Cetra) potevano usufruire di una piccola assicurazione-ricovero ospedaliero che forniva loro, a scalare, dei rimborsi per malattia. Niente di che, quindi, se rapportiamo la considerazione e il trattamento che gli Autori anziani hanno in altri paesi europei. Ma questo è un amaro discorso che conoscevamo.I Commissari della Siae - inviati dal governo perchè il suo C.d.A. non era in grado ultimamente di esercitare la normale governance - hanno pensato bene che per risollevare le sorti della Società, avrebbero dovuto (e poi fatto con grande solerzia) togliere la "pensioncina ai vecchietti", piuttosto che creare una gestione virtuosa e risparmiare, magari, su altre emorragie all'interno dell'Ente, come gli alti emolumenti o gli sprechi legati a malagestione. Non tutti però sanno che gli Autori italiani della Siae, dopo un primo momento di forte confusione e sofferenza (moltissimi di loro vivevano con questo piccolo assegno), si sono organizzati in un ricorso al T.A.R. al quale hanno aderito 200 tra i più importanti e significativi tra essi.
Paradosso n.1: la Siae, nata per tutelare gli Autori italiani, le loro Opere e distribuire i diritti maturati dagli stessi (quindi "Serva" a tutti gli effetti) e, come da Statuto, promuovere e dare impulso alla Cultura, come nella famosa opera di Pergolesi, "La Serva Padrona", diventa "Padrona" e si "appropria" momentaneamente dei beni che sono degli Autori per disporne a suo piacimento. Ricordiamo che oltre 92 milioni di euro sono fermi in attesa di conoscere chissà quale destinazione, come gli immobili di proprietà degli Autori, che sono molti e di pregio.
Ma il vaso di Pandora è ormai aperto, e i Mali del Mondo fuoriescono, ogni giorno si parla della Siae, di noi Autori, dei nostri soldi immobilizzati, dei commissari poliziotti (che non è un ossimoro) che tolgono la pensione ai vecchietti, e della piccola-grande rivolta in atto contro questa politica disastrosa e insultante che la Siae sta attuando in questo momento così drammatico contro il suo vero "Padrone", gli Autori Italiani, la sua ragion d'essere.
Paradosso n.2: dobbiamo farci valere - questo è certo - contro questi provvedimenti inconcepibili ma difendere allo stesso tempo strenuamente la Siae. Dagli attacchi di chi la vuole vedere disunita, smembrata, ingestibile ed incapace di difendere i diritti dei suoi Autori.
Ogni giorno proprio noi veniamo depredati della nostra opera dell'ingegno, per un cattivo luogo comune che sta passando come normalità: la creatività non si paga! Conoscete le regole del Web: nulla si paga più, tutto si "scarica": libri, musica, video, film, software, foto, giornali, tutto gratis, tutto per tutti. E chi scrive, gira, compone, pensa, progetta, agisce? Beh, sono problemi suoi, che vuole essere pure pagato col bel lavoro creativo che fa?
Il diritto d'autore è visto dalla maggior parte della gente, ma purtroppo anche dagli operatori dei vari settori dello spettacolo, come un insopportabile balzello!
Ecco perchè siamo stati messi dalla Siae in una posizione orribile e scomodissima: da una parte dobbiamo difendere contro questa Siae i nostri diritti calpestati, dall'altra siamo obbligati a difendere la Siae contro gli attacchi come questi, che vi assicuro sono continui.
Chi pagherà il lavoro degli Autori nel futuro, quando il loro fragile stipendio ricavato attraverso i diritti viene continuamente messo in discussione?
A questo dovrebbero pensare i vertici della Siae, non a penalizzare e mettere in difficoltà i suoi Autori!
Urlerò contro questo paradosso finchè avrò un'oncia di fiato.