mercoledì 24 novembre 2010

Pino Daniele e l' "Uomo Nero", il nuovo CD


di Piero Montanari

Oggi esce il 25mo album di Pino Daniele, il cantautore partenopeo e parte americano, se così posso dire, parafrasando Totò. Si chiama "Boogie Boogie Man”, e il cd , contiene 10 successi “rivisitati”  e due inediti, tra cui quello che dà il titolo al disco. Dice di questo lavoro una nota della Sony Music, che ha pubblicato il lavoro:
"Il brano, venato di blues e ispirato al "boogie" dei primi anni '70, e' uno dei due inediti del disco che - precisa la nota - si compone di dodici brani, in cui sono racchiusi indimenticabili capolavori che hanno segnato la vita artistica di Daniele, ed e' impreziosito da grandi duetti. Mina, Battiato, Biondi e J-Ax sono le voci particolari della musica italiana con cui Daniele duetta nel disco, rispettivamente in "Napule e'", "Chi tene o' mare", "Je so' pazzo" e "Siente fa accussi". Quest'ultimo brano e' una versione di "Yes I know my way" con nuovi arrangiamenti e un nuovo testo (scritto in collaborazione con lo stesso J-Ax)".
Quindi un cd di vecchi successi, se i escludono i due inediti. E’ questa ormai una consuetudine degli artisti plus agée, e cioè quella di dare una ‘lucidatina all’argenteria’ piuttosto che rimettersi faticosamente a scavare in miniera e cercare nuovi filoni.
Dice testualmente Pino, confermando ciò che penso: ”Prima le canzoni muovevano delle idee, potevano cambiare le cose. Negli ultimi dieci anni sembra che la cultura dia fastidio, invece è necessaria per affrontare periodi come questo e tenere vive le idee e le proprie radici. Alla fine saranno gli artisti a salvare la situazione, sono più seri delle istituzioni. Con questo disco non mi frega niente di scalare classifiche, mi sono voluto divertire a rivisitare i mie brani più famosi e a farlo con artisti che stimo: Mina, Mario Biondi, J-Ax (ex Articolo 31), oltre che musicisti come Mel Collins al sax, il batterista ex Weather Report Omar Hakim, il bassista Matthew Garrison".


Insomma, un divertissement a dispetto di ciò che Pino afferma riguardo al suo passato, quando, secondo lui, la musica muoveva le idee (oltre che i ricordi) e aveva anche il compito - che forse noi tutti le avevamo affidato - attraverso i testi delle canzoni e le strutture musicali desuete e innovative, quello di cambiare il corso delle cose. Ma si era negli anni ’70, pulsioni giovanili e idee rivoluzionarie andavano a braccetto, e quel tempo è davvero passato per il Nostro. Il “Masaniello incazzato nero” di “Je so pazzo” ha lasciato il posto ad un sessantenne ormai ricco e sazio che si diverte a suonare in giro per il modo ( Tour negli Usa, unico ospite italiano al Crossroads Guitar Festival organizzato da Eric Clapton e svoltosi il 26 giugno di quest'anno a Chicago) senza aver più nulla da dire se non “Facimme ‘o blues”.

Ho suonato con lui nel suo primo Lp, bellissimo, “Terra mia” e in brani come “Napule è” e “Tazzulella ‘e cafè”, due straordinari modi di raccontare Napoli, il disagio della gente, l’amore per la sua città. Pino era semplicemente geniale ed aveva fatto una commistione tra blues e tradizione partenopea con grande intuizione, insieme ad altri, come Napoli Centrale o la Nuova Compagnia di Canto Popolare per altri versi. Ma lui era la punta di diamante.
Ho “amato” fortemente Pino e per lui ho avuto davvero una “cotta musicale” Ricordo che, dopo aver lavorato insieme e prima che scoppiasse il suo successo, mi telefonava spesso chiedendomi di lavorare in sala d’incisione come turnista, cosa che io a quel tempo facevo con continuità. Era povero e non immaginava che di lì a poco gli sarebbero caduti addosso una pioggia di soldi!

L’ho rivisto saltuariamente nei suoi spettacoli ed ho seguito la sua carriera di questi ultimi trent’anni, apprezzando certi suoi brani davvero ispirati (“Anna verrà” o “Quando”) e “disprezzandone” altri dove sembrava di ascoltare il peggior Christopher Cross.
Una curiosità: Boogie Man per gli anglosassoni è il personaggio di fantasia che si evoca per spaventare i bambini piccoli o farli addormentare con le angosce. E’ il corrispondente del nostro “Uomo Nero”. Chissa se Pino avrà voluto dire qualcosa?

P.R.M. (Postilla Ritardataria Maliziosetta): Più ascolto la title track del cd, "Boogie boogie man", e più mi sembra "On the road again", successo mondiale del gruppo dei Canned heat  di Alan Wilson del 1968, soprattutto nell'arrangiamento che è tale e quale. Vabbè ispirarsi ma stavolta Pino ha esagerato un pò nel riciclo...

domenica 21 novembre 2010

Vi ricordate Fiorenzo Fiorentini?



di Piero Montanari

“Ritratti” è un programma di Rai3 che va in onda da molti anni e si occupa di personaggi che hanno fatto la storia del cinema, dello spettacolo, della tv o dello sport, spesso non ricordati come dovrebbero, o il più delle volte abbandonati tra le nebbie melmose dell’oblio, in questo Paese dalla memoria ipotrofica.
A “Ritratti”, bontà di Giancarlo Governi che ne è l’autore con Leoncarlo Settimelli, partecipo come musicista e la frequentazione con i miei amici autori mi ha fortemente sensibilizzato riguardo i personaggi dimenticati di cui sopra. Tant’è che, come ho saputo che ci sarebbe stato, nella sala del Carroccio in Campidoglio, un memorial su Fiorenzo Fiorentini, ho voluto partecipare.
Ho incontrato, tra i tanti ospiti, sua moglie Lilla, attrice bravissima, che ha ricordato il loro primo incontro, il suo biografo che,  a causa della balbuzie dell’attore romano, ha messo un tempo infinito per sbobinare il nastro dove erano raccolte le sue memorie.

Conoscevo Fiorentini da bambino, quando, nella storica trasmissione radiofonica Radio Campidoglio diretta da Giovanni Gigliozzi dal 1947 al 1952, e poi Campo de’ fiori, faceva uno straordinario personaggio “er Sor du’ fodere”, che invitava tutti a “pijà ‘n foijo e scrive a radio Campidoijo,” sul quale foijo potevi lamentarti di quello che ti pareva, straordinario prodromo di radio interattiva.

 Paroliere (scrisse con Jannacci il successo “Vengo anch’io…no tu no!”, ma anche “Cento campane”, sigla dello storico sceneggiato “Il segno del comando” ) attore di varietà e di teatro, ma proveniente dall’avanspettacolo, Fiorenzo Fiorentini viene ricordato soprattutto per le sue partecipazioni al cinema, spesso in ruoli secondari, ma fortemente caratterizzati dalla sua bravura: ladruncolo romano, regazzetto di comitiva, personaggio comico e divertente, in quel cinema degli anni ’50 e ’60 che ricalcava la scia  del Neorealismo e faceva nascere la Commedia italiana.
Magrissimo, con la faccia affilata e gli occhi sporgenti, la bocca serrata e la recitazione essenziale, davvero fortemente balbuziente ma miracoloso  e perfetto “fine dicitore” quando si calava nella parte (ci sarebbe da studiare questa curiosità) Fiorenzo Fiorentini, è il degno erede della comicità di Petrolini, anzi, come spesso hanno molti affermato, lui era Petrolini. Per anni ha interpretato il repertorio del grande attore romano, restituendocelo in una maniera personalissima ma sempre coerente.

Francesco Rutelli, ospite del memorial (l’attore, morto nel 2003 per un aneurisma cerebrale, avrebbe compiuto 90 anni)  prendendo la parola ha detto – tra l’altro – una cosa assolutamente condivisibile: Fiorentini era grande ma, come molti grandi non lo sapeva, o forse non gli importava più di molto. La sua umiltà e l’uso basso del suo profilo non gli hanno consentito di emergere come avrebbe dovuto, di essere annoverato tra i più grandi dello spettacolo italiano, di avere, se non in casi rarissimi, la parte che gli competeva, quella del protagonista.

martedì 16 novembre 2010

Perchè Fazio & Saviano sbancano le serate Tv

 

di Piero Montanari

Fantastico! Risultato, storico senza precedenti per Rai 3 con il programma "Vieni via con me", ieri alla sua seconda puntata.
La trasmissione condotta da Fabio Fazio e Roberto Saviano, che ha avuto tra i suoi ospiti Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani, è stato seguito da ben 9.032.000 telespettatori e il 30,20% di share. Un dato di ascolto eccezionale, mai raggiunto da Rai 3, neanche in occasione di partite di calcio importanti. Praticamente un italiano su tre davanti alla tv vedeva "Vieni via con me"!  Spreco un altro aggettivo: incredibile!
Uno spatiacque? La televisione è cambiata o sta cambiando? Non lo so, forse, ma urge un piccolo ragionamento.
La prima cosa è che tutti quelli che si sono scocciati di vedere becero qualunquismo televisivo propinato quasi sensa soluzione di continuità  in questo periodo socio-culturale così infimo e alla deriva, con un Presidente del Consiglio che ha letteralmente trasmesso il suo micropensiero alle sue televisioni e, dove ha potuto, in quella pubblica, e  che ha dettato l'agenda culturale degli ultimi vent'anni, ebbene, tutti quei "carbonari" catodici sazi e schifati al limite dell'indigestione di Avetrane, Grandi Fratelli, Pupi e Papi, Ruby, D'Addarie e compagnie cantanti (Apicella, mio dio, vi prego aiutatemi!) ieri sera hanno fatto quadrato, scaldandosi intorno al fuocherello della trasmissione di Fazio e Saviano, mentre Fini e Bersani leggevano il loro compitino di cosine piuttosto banalucce, diciamolo,  che tutti ma proprio tutti noi dovremmo  conoscere: l'elenco dei valori quelli sani  (anche a destra ce ne sono) delle due opposte filosofie. Se non altro dopo la splendida canzone di Gaber "Destra Sinistra" - che consiglio a tutti di andarsi a riascoltare - e che fa questo elenco di valori prendendoli e prendendoci tutti sonoramente per il culo , non certo per ricordarceli.


Mentre guardavo Saviano che ci spiegava come nascono e ramificano le mafie (soprattutto nel nord, a Milano, per la "goduria" di Formigoni e c.) o mentre ascoltavo da Beppino Englaro declamare l'elenco tristissimo dei diritti di un malato allo stadio finale, avevo davvero un turbinio di pensieri che si affollavano nel cervello, mandando una serie di corto circuiti ai quali ho dovuto opporre un "Mantra", altrimenti avrei  perso il senso dell'orientamento."  Ma come possibile - pensavo - che si debbano ribadire concetti così logici, normali, sereni, umani e che ci si debba far su addirittura una trasmissione televisiva in prima serata, e che questa abbia anche avuto strascichi polemici, interrogazioni, divieti etc?" Non solo, il giorno dopo scopro che ha fatto pure 9milioni e 32mila spettatori!
Qual'è il Mantra che ho recitato? Eccolo:
"Fortunato è¨ il popolo che non ha bisogno di eroi ma anche di trasmissioni televisive come queste!"
Poi mi sono sentito meglio e sono andato a dormire.

Postilla musicale:
Finalmente Cristiano De Andrè, che ieri era ospite (se chiudevi gli occhi sentivi Fabrizio, tale e quale) ha capito cosa deve fare della sua vita e del suo talento: andare in giro a cantare le canzoni del padre. Meno male.

lunedì 15 novembre 2010

Renato Zero: da vecchio scelgo le donne

di Piero Montanari

Non è colpa mia, mi tocca riparlare di Renatino Zero che, da quando ha compiuto sessant’anni, è una specie di fiume in piena e racconta sempre più volentieri ( ma non ne ha mai fatto mistero ) della sua vita privata.
In occasione dell’uscita del suo ultimo lavoro discografico, c’è un brano inedito dal titolo “Segreto Amore” dedicato, a suo dire, alla “donna” della sua vita, il suo più grande amore eterosessuale, Lucy Morante, che fu sua compagna per un lungo periodo, una trentina di anni fa.
Nei miei ricordi personali c’è anche un altro amore etero - Enrica Bonaccorti a parte - degli inizi della carriera di
Renato, quando ci frequentavamo anche come amici: lei era Antonietta Boselli, detta Tony, alla quale Renato dedicò anche una canzone che, mi pare, divenne un 45 giri (“Tony Tony Tony”…)

 Lucy e Renato li ricordo molto bene insieme. Lei è la sorella di Massimo Morante, storico chitarrista e co-fondatore dei Goblin, il gruppo di progressive-rock romano che fece successo partecipando alla colonna sonora del film di Dario Argento “Profondo rosso”, insieme ad altri musicisti dell’area romana, Agostino Marangolo, Fabio Pignatelli, Claudio Simonetti, Walter Martino. Anche Lucy tentò una carriera di artista ma sensa sucesso e così divenne per lungo tempo l’ombra di Renato - che invece di successo stava iniziando ad averne molto - occupandosi di lui in qualità di accompagnatrice, agente, amante, confidente, Pr ed amica del cuore, ma sempre defilata, in disparte.

Oggi, quindi, Renato fa un outing alla rovescia e dice:” Se devo pensarmi negli anni a venire, mi penso al fianco di una donna. La donna è il rifugio. Ho perso da poco mia mamma (una signora romana molto simpatica, la vera “autrice” di Renato ndr.) che per me è sempre stata un modello di femminilità. C'è la femmina inebriante, ma c'è prima ancora la donna che ti sta vicino, che ti è madre, sorella, amica. La donna fa meno paura dell'uomo, è più rassicurante, si apre senza bisogno di carte di credito o passepartout. L'uomo è più ermetico, è conquista, possesso, competizione, disponibilità senza limiti. Essere uomini è un impegno massacrante. La donna è meno aggressiva, anche perché con la sua forza tranquilla ha saputo raggiungere la parità e anche ruoli di comando. Non ho mai cercato donne-tigri, ferine, ma donne serene, spiritose»

“Tout passe tout casse, tout lasse et tout se remplace, sostiene un cinico ed elegante proverbio francofono. Finisce l’epoca della trasgressione per il più trasgressivo dei nostri artisti: basta con gli accoppiamenti promisqui e la sessualità disordinata.  Il tempo (kronos) ha fatto la sua parte ed ha aggiustato tutto (kairos): un bel paio di pantofole dorate, uno schermo televisivo 3D da 120 pollici Dolby surround, una bella casa da 500mq (che sta cercando) nel centro storico della capitale e la vecchia Lucy vicino…
Alla fine, in vecchiaia, si dismettono i panni del coriaceo “triangolare del sesso” e si mettono quelli panciuti e più tristanzuoli, forse, ma più consigliabili dell’etero pensionato.
Benvenuto tra noi, Renatino!

giovedì 11 novembre 2010

Ora Borghezio attacca pure Piedigrotta





di Piero Montanari

Una notizia curiosa è apparsa in questi giorni sulla stampa italiana: Mario Borghezio, l’euro–fascio–razzi-lego deputato che tanto lustro dà all’Italia sullo scranno di Bruxelles, ha messo in moto un’interrogazione a seguito anche di un’indagine della magistratura, sull’uso e l’abuso di fondi europei strutturali per il sud, spesi dal comune di Napoli per pagare Elton John, la grande pop-star inglese, in una sua apparizione alla festa di Piedigrotta (avete presente? Budubum, trick e track e  castagnole) l’ 11 settembre del 2009.
Elton è uno dei cantanti più ricchi del mondo perché non disdegna andarsene in giro ad accaparrarsi tutti i cachet possibili: canta in ogni dove, in tutte le situazioni, da solo col piano, in due col percussionista, con il gruppo, con la filarmonica di Berlino etc., a seconda di quanti soldi gli danno. Un artista “modulare ed acchiappone" per quanto eccellente, potremmo dire.
Insomma, a Piedigrotta si è beccato euro 750mila e questa cosa a Borghezio non è andata giù, non solo per il presunto utilizzo dei soldi pubblici, che poi è tutto da verificare, ma anche perché trattasi di Napoli. Sappiamo cosa disse a Pontida solo un anno prima: “Vogliono mettere il becco persino nei rifiuti di Napoli. È pur vero, che una soluzione semplice, per noi patrioti padani ci sarebbe... Basterebbe regalare la Campania e il Sud alla corona di Spagna: erano già Regno delle Due Sicilie, se lo tengano pure ! Noi non siamo affezionati alla munnezza di Napoli!” Ed anche il pittoresco aforisma: “ Gli immigrati che annegano inquinano le acque di Lampedusa".
Insomma, un vero Padre della Patria e un grande “amico” del Sud. Vogliamo metterci pure che Elton John è omosessuale? Ci ricordiamo le lezioni di fascismo di Borghezio. Uno stralcio?: “…quindi trovare dei responsabili che possano catalizzare l'odio (il terrone, l'islamico, l'omosessuale, il “nemico interno”, possibilmente comunista) ed offrire semplicistiche soluzioni…” Ce n’è tanta da sguazzarci dentro e fare un bel bagno d’idiozia.
Vediamo come va a finire, senza però dimenticare ciò che hanno detto gli organizzatori della festa di Piedigrotta, riguardo l’esibizione dell’occhialuta pop-star: “ Bisogna considerare il beneficio d’immagine che abbiamo ottenuto per Napoli e dintorni con Elton John…”
Beneficio d’’immagine? E la “munnezza”? Le canzoni passano, ma la merda rimane, coriacemente abbandonata tra le vie di Napoli!

lunedì 8 novembre 2010

Franco Califano chiede aiuto


di Piero Montanari

Mi ha davvero sorpreso la richiesta di aiuto economico allo Stato che Franco Califano detto “er Califfo” o semplicemente Maestro, autore di splendide canzoni, ha inoltrato in questi giorni attraverso il senatore Domenico Gramazio del PdL. Ha detto di essere caduto dalle scale di casa e di essersi rotto tre vertebre, cosa che, nel futuro, gli impedirà di fare  serate e concerti, sua principale fonte di reddito.
“Sono povero – ha detto Califano – ho sperperato tutto in una vita dissoluta ed ora non ce la faccio a mantenermi. Sono stato una cicala, ho avuto più di mille donne (e quelle costano n.d.r.), macchine di lusso, Ferrari, Maserati, Mercedes. Poi devo pagare l'affitto, non ho mai comperato una casa perché non pensavo di stare mai in un posto solo. Abitavo in alberghi a cinque stelle, come l’Excelsior o il Grand Hotel di Roma. Certo – ricorda il Califfo – rimorchiavo attrici famose e mica le potevo portà nei bugigattoli! In più, da "Califfo", avevo la ‘corte’ da mantenere, amici che mi chiedevano aiuto e soldi, e io sono stato sempre disponibile e generoso con tutti.”
Conosco molto bene Franco, abbiamo spesso lavorato insieme. Ricordo con lui uno splendido concerto a Viareggio, alla Bussola di Bernardini, una delle sue prime apparizioni, perché allora non amava esibirsi in pubblico. Quella sera, nella platea gremita, suonammo le sue più belle canzoni scritte per altri: “Minuetto” e “La nevicata del ‘56” per Mia Marini, “La musica è finita” per Ornella Vanoni, “Un grande amore e niente più” per Peppino Di Capri, “Una ragione di più” per Reitano. Ne scrissi anche una con lui,  “I sogni de Purcinella” per i Vianella (Edoardo Vianello e Wilma Goich) che nei primi anni ’70 costituirono un duo roman-nazional-popolare di grande successo.
“Nonostante tutto ciò - sostiene il Califfo - i diritti Siae sono scarsi, appena 20mila euro l’anno che oggi non mi permettono neanche di pagare i debiti.”
Qualcuno ha poi spiegato al Califfo che potrà inoltrare richiesta per la Bacchelli (legge n. 440 dell'8 agosto 1995) che prevede l'erogazione di un contributo straordinario vitalizio a quei cittadini che si sono distinti nel mondo della cultura, dell'arte, dello spettacolo e dello sport, ma che versano in situazioni di povertà. Ricordo che anche Umberto Bindi (che con lui scrisse "La musica è finita") usufruì di questa legge, ma non ne potè godere perché morì prima.
Ma tanti altri hanno ricevuto il sostegno della Bacchelli, i meno fortunati e previdenti che il rutilante mondo dello spettacolo ha triturato e poi abbandonato, pratica troppo spesso in uso, in questo paese dalla memoria corta e dei "tagli" alla Cultura.
In più l’autore di “Tutto il resto è noia” si aspetta un risarcimento dallo Stato italiano per essere, secondo lui ingiustamente, finito dietro le sbarre “der Coeli”, lo "storico" carcere romano. Una prima volta nel 1970 per possesso di stupefacenti, nella storia dov’era coinvolto anche Walter Chiari, e una seconda sempre per stupefacenti (er vizzietto…) e per porto d’armi abusivo.
Un ricordo divertente con lui: eravamo in sala di registrazione per realizzare un suo Lp e, in un momento di pausa in regia lo vidi passarsi una moneta da 100 lire tra un dito e l’altro della mano con una velocità sorprendente! Gli chiesi come avesse imparato e lui, rivolto verso me  rispose con un sorriso beffardo e l’espressione di chi la sa lunga: “ A Pierì, pe ffa questo c’ho messo un anno de Regina Coeli!”
Una vita bella e dissoluta ed una fine ingloriosa per il nostro poeta maudi “all’amatriciana”. Auguriamogli che possa superare i suoi problemi. Auguri Maestro!

giovedì 4 novembre 2010

Rino Gaetano, 60 anni e una storia (III ed ultima parte)

Mi piace riportare qui sotto un ricordo di Rino di un amico comune che lo ha conosciuto ed apprezzato. Suggerisco di leggere la prima e la seconda parte che troverete nel sommario.
(III ed ultima parte)

 di Richard Milella
Per quanto mi riguarda, in quei pochi giorni che passai con Rino in giro per teatri non ricordo di averlo visto fumare o bere particolarmente, era sempre con la sua Ovation in mano e, molto timido, parlava pochissimo. Quindi alcuni particolari sembrano forzature ad uso e consumo di certa stampa o subordinati a esigenze televisive riguardo la fiction.
Quello che mi resta è il ricordo di un personaggio sicuramente unico, un musicista che scoprii per caso ascoltando, "Ma il Cielo è Sempre più Blu" (rovinato ora dall'indecente riproposta della Ferreri...) che venne inizialmente censurata perché conteneva alcune frasi che non potevano essere diffuse tipo queste: Chi tira la bomba/chi nasconde la mano e chi canta Baglioni/chi rompe i coglioni.
Ma amai alla follia "Sfiorivano le Viole", una delle più belle canzoni italiane d'amore; poiché Rino si stava rendendo conto di scrivere un piccolo capolavoro, volle autosbeffeggiarsi, inserendo a conclusione del brano una serie di onirici “non-sense” che, secondo lui, dovevano abbassare il tono lirico del pezzo ma che invece ottennero l'effetto opposto, dando allo stesso un senso di completezza e di unicità, con quel tipico marchio di fabbrica alla “Rinogaetano”, parole comunque che denotano un importante bagaglio culturale di questo mancato geometra...
 il marchese La Fayette ritorna dall'America
importando la rivoluzione e un cappello nuovo
mentre io oh ye aspettavo te….
Otto von Bismarck-Shonhausen per l'unità germanica
si annette mezza Europa….
Michele Novaro incontra Mameli e insieme scrivono un pezzo
tuttora in voga mentre io oh ye aspettavo….
 Si riproporrà poi lo stesso dilemma con "Resta Vile Maschio, Dove Vai?", con chiari richiami alla Battisti (e la presenza di Mogol per il testo lo conferma), un'altra delle canzoni d'amore ironico-surreali a doppia lettura con finale a sorpresa tutto da interpretare, pronto a sradicare e scontrarsi con le seriose ideologie vetero-becero-femministe che infestavano l'ordinaria quotidianità di quegli anni.
 SFIORIVANO LE VIOLE – Rino Gaetano
Un episodio tormentato la prematura tragica fine di Rino che, a 30 anni il 2 giugno 1981, pochi giorni prima del matrimonio, alle quattro di un caldo mattino romano, cozzò violentemente con l'auto contro un camion proveniente dal senso opposto, la Volvo 343 che aveva acquistato da poco dopo averne distrutta una identica qualche mese prima in un incidente analogo senza conseguenze. Una sciagura molto simile a quella di Fred Buscaglione, personaggio che il calabrese amava e di cui sembrava la naturale e aggiornata continuazione, un calvario cantato dallo stesso Rino in una premonitoria canzone inedita di inizi carriera al FolkStudio, La Ballata di Renzo, dove si racconta il sinistro di questo amico che morì a seguito del rifiuto di ricovero dopo il pellegrinaggio dell'ambulanza in diversi ospedali; la stessa identica sorte, circostanza sorprendemente simile, che toccò poi a Rino Gaetano, autore della canzone !!!
Come non credere allora che Rino fosse un Veggente se vent'anni prima aveva scritto pagine che poi ritroveremo addirittura nell'epoca di Mani Pulite, (ascoltate attentamente Capofortuna del 1978 e ditemi se non è il ritratto sputato e impressionante di un noto “mi-consenta”, personaggio d'oggi...) parole che anticipavano il futuro prossimo, terribilmente più attuali ora che allora, sottilmente ironico, pungente, mordace, canzonatorio, a volte tagliente ma sempre con il coraggio civile di fare “nomi e cognomi”.
E' sepolto a Roma, e chi vuole andare a trovarlo, potrà farlo visitando il cimitero monumentale del Verano, entrando dall'ingresso che si affaccia sullo scalo S.Lorenzo ed arrivando al riquadro n.119, lasciando sulla sua tomba magari solo un fiore... una viola, questa volta non sfiorita.

LA BALLATA DI RENZO – Rino Gaetano

lunedì 1 novembre 2010

Rino Gaetano, 60 anni e una storia (II parte)


Rino venne un giorno in questo "cenacolo" artistico in compagnia dell’allora mio caro amico Venditti. Tra di noi si era creata una aura di simpatia e stima e ci frequentavamo spesso, in giro a far danni, o passando insieme le festività natalizie, tra casa mia al Colosseo e la sua a corso Trieste.  Aveva appena fatto “Roma Capoccia” per la IT e Antonello iniziava ad avere molto successo.
Anch’io in quel momento mi affermavo come bassista e come arrangiatore, quindi venne automatico che, una volta avuto l’ok da Vincenzo Micocci per produrre il 45 giri di Rino, Antonello ed io entrassimo in sala di registrazione collaborando insieme.
Ci avvalemmo della consulenza di Aurelio Rossitto, il fonico dello “Studio 38” e proveniente dalla “scuola” dell’RCA e lo coinvolgemmo nella realizzazione dei due brani. Infatti I love you Maryanna/Jacqueline, 45 giri di Kammamuri’s – Rino Gaetano, esce prodotto da RosVeMon, che poi sarebbe l’acronimo di Rossitto-Venditti e Montanari.
Chiamammo a suonare alcuni musicisti, ed il coro delle Babayaga, un gruppo di promettenti ragazze della Rca che all'epoca si prestavano per cantare in molti Lp di artisti in scuderia.
Feci l’arrangiamento dei brani, suonai il basso e le chitarre e Venditti il pianoforte. Antonello portò anche uno zampognaro che veniva per le feste di Natale sotto casa sua e gli facemmo suonare la zampogna, peraltro stonatissima che, se ci fate caso, entra ed esce ogni tanto dall’arrangiamento (molti credono si tratti di un arcaico sintetizzatore).
C’era un’atmosfera divertita e surriscaldata. Si scherzava e si rideva molto e Rino era straordinariamente naïf e simpatico, come sempre. Sinceramente non sapevo perché si volesse chiamare Kammamuri’s piuttosto che Rino Gaetano, ma doveva essere una delle sue piccole follie.

Rino stette fermo un po’ di tempo per scrivere e riflettere dopo quel primo 45 giri. Non ebbe molto successo nemmeno il seguente Lp “Ingresso Libero” e dovette aspettare il grande colpo di “Ma il cielo è sempre più blu” del 1975 per affermarsi definitivamente. Nel 1978 andò in Messico con Giacomo Tosti, dove la RCA aveva inaugurato i nuovi studi e servivano personaggi noti per reclamizzarli, e ritornò con “Ahi Maria” ed il suo 33 giri mexican-mariachi  molto divertente.
Volle fare un tour estivo promozionale l’anno successivo (1979) e mi chiese di entrare nella band. Desiderava tutti musicisti che, in qualche modo, avessero contribuito al suo successo. Alla batteria c’era Massimo Buzzi, alle chitarre Nanni Civitenga, io al basso e Rino alla chitarra acustica. Riproponemmo praticamente tutti i brani che avevano reso unico Rino, da “Berta Filava” a “Gianna”, “Ma Il Cielo è Sempre più Blu” a “Aida”, da “Mio Fratello è Figlio Unico” a “Nuntereggae Più” a “Spendi Spandi Effendi”.
Il road manager era Franco Pontecorvo, che poi ho avuto modo di rivedere perché abita vicino a me, sui Castelli Romani.

Rino era un personaggio semplice ed ironico, tenero e spontaneo con una gran voglia di essere in qualche modo “diverso” ed affermare questa diversità con la sua arte, nella quale credeva moltissimo, anche se a me sembrava  di una semplicità, eccessiva, quasi disarmante.
Poi capii che questa, l’ironia e il non-senso fecero una mistura esplosiva la cui detonazione è arrivata fino a noi oggi, facendo innamorare della sua musica le generazioni successive.
Il ritratto tracciato dalla fiction della Rai fa di Rino un depresso e alcolista, cosa vera solo in parte. Gli piaceva bere ma non credo ai livelli che ci hanno raccontato. Ho conosciuto il bravissimo attore che lo ha rappresentato così fedelmente, Claudio Santamaria, ed anche lui sostiene la stessa cosa, e cioè che Rino era godereccio ma non nella maniera distorta rappresentata nel film.
A luglio del 2009 c’è stata una serata celebrativa su di lui al Parco di S. Sebastiano, a Roma dove è intervenuta, oltre a Giancarlo Governi con il suo Ritratto di Rino Gaetano, anche sua sorella Anna ed il gruppo di suo nipote, che fa le cover dei suoi brani. Per l’occasione ho cantato “I love you Maryanna” che, finalmente e grazie alla sorella Anna, ho saputo non fosse dedicata alla marijuana ma alla nonna Marianna alla quale Rino era molto affezionato. (fine II parte)